ANTIPASTI/ SECONDI PIATTI

Pan soffice alla curcuma

Pane soffice alla curuma

L’importanza di alleggerire, la si comprende con la maturità. Alleggerire i pensieri, i giudizi e anche in cucina talvolta, serve per sentirsi meglio. 

Provengo da mesi di lavoro convulso e che mi ha completamente rapito le giornate, spesso anche quelle dei fine settimana; ragion per cui questo mio blog è rimasto molto indietro con le pubblicazioni.

(La narrazione che i dipendenti pubblici lavorano meno dei dipendenti del settore privato non è sempre veritiera, anzi. In certi settori il lavoro di un dipendente pubblico è tosto, ci sono momenti colmi di scadenze da gestire da portare avanti con formazione continua e grandi responsabilità. Ho lavorato nel privato per dodici anni e posso assicurare che avevo ritmi molto più distesi… per fortuna che il mio lavoro mi piace, altrimenti certi periodi lavorativi mi resterebbero davvero indigesti)

Torniamo adesso alla mia cucina e a questa ricetta che voglio condividere e che trovo  abbia due ottime caratteristiche come la facilità di esecuzione e una texture finale davvero top! Provatela e mi darete ragione, ne son sicura.

 

 

Pan soffice alla curcuma 

  • 300farina forte (W320)
  • 100farina tipo 1
  • 150 ml latte
  • 50  ml olio vegetale
  • 20zucchero
  • 6lievito di birra
  • 1 uovo
  • 1 cucchiaino di curcuma
  • 1 cucchiaio di semi di girasole
  • 1 cucchiano colmo di sale
  • 1 macinata di pepe

Per preparare questo pane soffice dovrete mettere in conto che dovrà lievitare per circa 4/5 ore.

Scaldate leggermente il latte, scioglietevi il lievito di birra e aggiungete lo zucchero.

Mettete in una ciotola (se impastate a mano) aggiungete le farine e l’olio  e date una bella mescolata.

In un ciotolino sbattete l’uovo (e tenetene un pochino da parte per spennellare a cui aggiungerete un cucchiaio di latte).

Aggiungete quindi anche l’uovo e la curcuma, una macinata di pepe e il sale. Impastate molto energicamente fino ad ottenere un panetto liscio ed omogeneo.

Coprite con un canovaccio e lasciate lievitare per almeno due ore.

La lievitazione dipende dalla temperatura che si ha in casa e dalla forza del  lievito.

Trascorso il tempo necessario a far lievitare l’impasto, prendetelo, versatelo su una spianatoia e dividetelo in due parti uguali.

Allungate ciascuna parte di impasto arrotolandola sulla spianatoia con le mani, fino a formare due salsicciotti lunghi.

A questo punto arrotolateli e disponeteli su una placca coperta di carta da forno, coprite ancora con un canovaccio per far lievitare ancora  un’ora e mezza o comunque fino al raddoppio.

Al termine spennellate la superficie con il tuorlo d’uovo sbattuto tenuto da parte con il latte e cospargete di semi di girasole.

Infornate  in forno ventilato preriscaldato a 190 gradi per circa 10 minuti, e poi terminate la cottura abbassando i gradi a 170 per 15 minuti circa. 

Lasciate raffreddare completamente prima di affettarlo.

CONSERVAZIONE

Si conserva fino a 5 giorni. Anche se perderà la sua morbidezza, dopo il terzo giorno potrete scaldarlo in microonde o nel forno prima di mangiarlo per avere la  fragranza di quando appena sfornato.

TRAVEL

Giappone tour di 10 giorni

Giappone

Il Giappone era da molto nella lista dei miei desideri, un luogo dall’altra parte del mondo che mi ha sempre affascinato. Ho impiegato molto tempo ad organizzare questo viaggio, che però non ha tradito le mie aspettative, anzi, le ha superate. Vivere questa avventura con la mia famiglia poi è  stato ancora più bello…

Ogni viaggio è per me occasione di crescita, di totale immersione in usi e costumi dei luoghi visitati. Ovunque riesco a stupirmi, a trovare bellezza e ispirazione, ma il Paese del Sol Levante davvero mi ha conquistata con le sue mille sfaccettature, con la sua cultura e vita pulsante, così diversa dalla nostra!  Si tratta di un Paese organizzatissimo e puntuale che conserva però tradizione e umanità. Il suo popolo inoltre è molto accogliente e si respira una gentilezza che avvolge e fa sentire al sicuro.

È stato senza dubbio un viaggio impegnativo sotto oggi punto di vista, luglio inoltre non è il mese migliore per visitarlo, perché il caldo si fa molto sentire, nonostante l’estate giapponese sia pure bella.  Noi come sempre viaggiamo di gambe, abbiamo percorso 130 km in 10 giorni, oltre a prendere infiniti mezzi di trasporto e tenere ritmi serratissimi (spesso con zaini in spalla), ma ogni fatica è davvero stata ripagata dalla bellezza che ci ha travolto.

È stato sorprendente  perdersi fra fra i grattacieli e i neon scintillanti nelle serate di Tokyo,  come passeggiare tra i templi millenari di Kyoto al mattino presto. In Giappone, è possibile visitare antichi castelli, santuari shintoisti e villaggi tradizionali, ma anche vivere l’energia delle città più futuristiche che ci siano al  mondo. Qui si possono fare esperienze uniche che non ci siamo fatti mancare, come dormire in un tipico alloggio giapponese, il ryokan con onsen privato, partecipare a una cerimonia del tè, cenare in un Maid cafè, spostarsi con il treno proiettile, lo shinkansen, o su un treno monorotaia senza conducente.

Il nostro tour di 10 giorni che, considerato il viaggio, è stato di 9 giorni effettivi, aveva i tempi un po’ ristretti dunque le giornate sono state veramente dense, ma così facendo siamo riusciti  a vedere moltissimo ed a fare mille esperienze. Le nostre tappesono state: Tokyo, Kamakura, Kyoto, Nara e Osaka (abbiamo suddiviso così le notti: Tokyo 4 notti, Kyoto 3 notti, Nara 1 notte, Osaka 1 notte)

Tokyo è la prima città che ci ha accolto, “la megalopoli”, quella che offre l’immaginabile, è mastodontica,  basti pensare che conta circa 14 milioni di abitanti nella sua città e 37 milioni considerando l’area metropolitana, è una nazione. La pazza frenesia dei suoi lavoratori, tutti in camicia bianca, pantaloni neri e zainetto nero, che corrono per non sgarrare un secondo di lavoro si contrappone all’ordine che si trova ovunque, infatti nonostante i suoi numeri e la dimensione è una capitale perfettamente organizzata e il suo caos è calmo e silenzioso, non urla. Tokyo è anche grattaceli di impatto, templi,  la sua linea metropolitana, i quartieri eccentrici, le luci psichedeliche e i colori che sovrastano il cemento. 

Kamakura è a poco più di un’ora  da Tokyo, è una città sul mare, una meta perfetta per allontanarsi dalla frenesia e un luogo da non perdere per le sue spiagge, le passeggiate nella natura e il pellegrinaggio alla statua imponente del grande Buddha, tuttavia qui  il luogo che più ho amato è il tempio Hase-dera, immerso in una verde collina che offre bellissimi scorci sull’oceano.

Kyoto è magia, una tappa imprescindibile per chi si reca in Giappone. Qui è tutto minimale, elegante e il ritmo è più lento. È sicuramente una città molto turistica, ma in cui si può respirare ancora la storia autentica. Sede del potere imperiale fino alla seconda metà del 1800, conquista ancora oggi milioni di turisti per li suoi centinaia di curatissimi templi, La città si espande in orizzontale e non in verticale, accogliendo degli splendidi quartieri tradizionali come Gion, famoso per la presenza delle geishe,  e lo stupendo Pontocho con la sua nightlife signorile per quanto divertente. I luoghi iconici sono il santuario Fushimi Inari-taisha, la foresta di bambù di Arashiyama, il Padiglione d’Oro Kinkaku-ji (金閣寺),e il Padiglione di Argento Ginkaku-ji (銀閣寺), il meraviglioso Sentiero del Filosofo. Credo di aver lasciato pezzi del mio cuore ovunque.

Giappone

Nara è una città stupenda, a 40 minuti di treno da kyoto, ed è stata la prima capitale del Giappone ed è considerata la culla della cultura, dell’arte e della letteratura, una città gioello. Il suo splendido tempio, il Todaiji è uno dei luoghi di culto più importanti oltre ad essere stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Suggestivo il Parco di Nara con i suoi cervi, a centinaia, che si muovono in libertà  e che  non temono il contatto con l’uomo, anzi, si avvicinano proprio per ricevere dei biscotti speciali venduti ovunque. Sono dolcissimi, rendono tutto incantato poiché li si trovano anche a zonzo per la città.

Osaka è, a mio parere,  l’alternativa perfetta per chi cerca qualcosa di diverso da Kyoto e Tokyo, è la città che sta nel mezzo. Ho adorato il tempio Katsuo-ji, conosciuto come il Tempio della Vittoria, si trova in collina a Minoh, e ospita migliaia di bambole Daruma che spuntano ovunque e catturano lo sguardo con il loro rosso prepotente; è un luogo famoso per la sua atmosfera tranquilla, i giardini pittoreschi e, soprattutto, per le sue Daruma, simbolo di fortuna e perseveranza. Altra tappa molto conosciuta di questa città è il Castello di Osaka, anche questo dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, che offre anche una bella vista.

Osaka è  una città vivace, meno tradizionale, molto “easy friendly”. Viene considerata da molti la capitale gastronomica del Giappone, cibo e street food dominano e ci sono ristoranti molto scenografici ovunque. La scena notturna è leggendaria e la gente sembra diversa, più occidentale, rompe  la regola del rispetto del silenzio ovunque. I karaoke spuntano ad ogni angolo e il suo fiume è pieno di barche in cui si beve, si canta e si balla. L’ho trovata una meta davvero molto divertente!

Dal punto di vista culinario questo Paese è un altro imperdibile viaggio. Si va dal sushi preparato al momento ai ramen fumanti, agli udon e la soba, i sublimi okonomiyaki, ogni piatto diventa  un’esperienza per il palato da ricordare. E come non scoprire il vero sapore nipponico nei mercati locali, nelle izakaya (pub giapponesi) e nei ristoranti tradizionali? Noi abbiamo accuratamente scansato i locali più turistici e ci siamo spesso rifugiati nei ristoranti dove vedevamo solo local. Peraltro la spesa per mangiare è davvero irrisoria rispetto ai nostri standard, si mangia benissimo anche ai kombini ( コンビニ, sono convenience store, ovvero piccoli negozi di vicinato aperti 24 ore su 24).  Anche gli amanti del dolce non rimarranno delusi, dorayaki, torte al matcha e mochi, tutti da provare.

Il Giappone non è solo una destinazione, è un’esperienza che ti cambia. Insegna a rallentare, a respirare, a disconnetersi, a osservare e a meravigliarti delle piccole cose. Ci sono parole bellissime in giapponese che sono poetiche:

wabi sabi(侘寂): celebrare la bellezza nell’imperfezione e nell’impermanenza. Lo trovo un concetto divino.

kintsugi (金継ぎ): L’arte di riparare oggetti rotti con l’oro, tutto è riparabile e può diventare addirittura più bello.

komorebi (木漏れ日): La luce del sole che filtra tra le foglie degli alberi, questa immagine nel verde giapponese risulta di una poesia unica.


 

Ed ora un po’ di consigli utili per questa destinazione di viaggio:

  • Il Giappone è dall’altro lato del pianeta, il viaggio sarà di 13 ore o più e il fuso orario è di + 7 ore rispetto all’Italia. È un tipo di viaggio che richiede prestanza fisica, camminare è imprescindibile per visitare così tante cose.
  • il costo importante del viaggio è dato dal volo intercontinentale, i prezzi sono alti, occorre organizzarsi con largo anticipo per trovare qualche buona offerta (ovvero un anno prima). Noi abbiamo volato con ITA AIRWAYS e ci siamo trovati bene, abbiamo fatto Roma-Tokyo diretto senza scali.
  • gli alloggi che ho scelto si sono dimostrati tutti la scelta azzeccata, con posizione, servizi, rapporto qualità/prezzo ottimi, da consigliare. Ho prenotato, come sempre, tramite Booking con cancellazione gratuita. Tokyo; Petit Grande Mijiabi e Nihon Seinenkan hotel (ultima notte); Kyoto: HIZ hotel Gion-Shirakawa; Nara: Nara Ryokan; Osaka: Plum hotel
  • noi come sapete siamo molto “easy” a giro per il mondo, non imbarco mai valigie e spesso viaggiamo con il minimo indispensabile in uno zainetto a testa. Per questa destinazione devo dire che la scelta è stata ancor più vincente data la mole di spostamenti con i mezzi di trasporto. Ho portato in uno zainetto un zaino grande da imbarcare al ritorno per gli acquisti fatti in loco.
  • per rimanere connessi (e qui è d’obbligo avere sempre internet) è consigliabile usare una e sim virtuale, da scaricare e attivare una volta atterrati, noi abbiamo scelto Holafly con dati illimitati, ottima copertura.
  • i mezzi di trasporto sono eccellenti, ma specialmente a Tokyo non sono facilmente comprensibili. Le stazioni della metro sono città, occorre essere certi delle stazioni di entrata e uscita, necessario orientarsi con Google maps che funziona perfettamente.
  • i treni proiettile, gli shinkansen, spaccano il secondo. Vi consiglio di acquistare i biglietti al momento per pianificare bene orari di partenza ed esser certi della stazione, binario e carrozza.
  • per Tokyo il mio consiglio è prendere oltre alla Welcome Suica, una carta ricaricabile (ma non rimborsabile) che vi renderà semplice spostarvi anche nelle altre città coprendo i trasporti della JR (compresi i bus), anche la Tokyo subway pass di 24/48/72 ore per gli spostamenti con la metro. Entrambe le carte vi consentiranno di muovervi velocemente senza dispendio di tempo alle biglietterie.
  • nei bus si paga direttamente sul bus (anche con la Suica), si entra dalla porta posteriore e si esce da quella anteriore.
  • In Giappone sono rarissime le persone che parlano inglese, nemmeno le parole basilari e spesso nemmeno negli alberghi o ristoranti, spesso dovrete usare il traduttore, io mi sono trovata bene con le foto con la funzione traduci.
  • la moneta è lo yen e ad oggi il cambio è favorevole, ovvero 1 yen = 0,01€ – 500 yen sono circa 2,92€. Si usa molto più il contante della carta di credito, dunque abbiate cura di avere sempre cash.
  • in Giappone ci sono molte regole e vanno rispettate, oltretutto usi e costumi sono molto diversi dai nostri. Non si parla a voce alta e non si parla sui mezzi di trasporto, ci si mette in fila per qualsiasi cosa, non si mangia per strada. Non ci sono cestini dell’immondizia per cui dovrete portarla con voi finché non trovate i punti di raccolta. In alcuni locali e ristoranti si entra soltanto togliendosi le scarpe.
  • i kombini che sopra vi ho menzionato sono spesso la “soluzione”. Aperti 24 ore, qui potrete comprate cibo freschissimo a buon prezzo, buttare la spazzatura, usufruire del bagno, prelevare agli ATM, noleggiare ombrelli e scaldare il cibo.
  • i bagni pubblici sono ovunque e sono pulitissimi, hanno molte funzioni che da noi non esistono, tavoletta riscaldata, bidet incorporato, musica…
  • non portatevi ciabatte, pigiami o spazzolino, troverete tutti negli hotel.
  • in tutte le stazione ci sono armadietti per lasciare zaini e oggetti ingombranti.
  • ombrelli  e carica batterie portatili si possono noleggiare ovunque.
  • vi occorrerà l’adattatore per la corrente elettrica, vi consiglio di portarne almeno due.
  • le lavatrici ci sono pressoché in tutti gli hotel e spesso anche le asciugatrici. Il bucato viene sempre fatto ad acqua fredda con detersivo in polvere. Ricordatevi di portarvi una busta per trasportare il bucato bagnato e asciutto.
  • in estate il caldo è tosto, l’umidità elevata, scordatevi di avere i capelli in ordine. Oltre a ciò troverete ovunque spray refrigeranti, collari freddi e i distributori di  bevande  fresche sono ovunque. Attenzione massima allo sbalzo termico nei locali al chiuso e in metro, l’aria condizionata è tenuta a temperature molto basse.
  • non dimenticatevi di stipulare l’assicurazione sanitaria, è bene che non serva, ma nel caso i costi sono davvero proibitivi. Questa volta purtroppo ne ho dovuto usufruire, viaggio stipulando la polizza con Heymondo (e a parte l’assistenza iniziale, poi mi sono trovata bene)
  • non dimenticatevi mai nemmeno di segnarvi al sito della Farnesina, è utile.
  • godetevi il viaggio!!!

Come ogni volta mi sento grata al rientro da un viaggio vissuto assieme alla mia amata famiglia, è sempre un momento di grande di condivisione e di stoccaggio di ricordi preziosi da portare sempre nel cuore <3.

 

 

Senza categoria

Crostata con crema frangipane, fragoline e meringa

crostata con crema frangipane e fragoline di bosco

Marzo è stato quest’anno un mese odiosetto, può accadere, tutti passiamo dei periodi in cui ci sentiamo in deficit di energie positive. Come sempre tento di trovare leggerezza e bellezza nelle piccole cose e spesso cerco il lato dolce anche in frangenti amari, ma non è sempre facile… anzi, occorre molto auto controllo e positività di scorta. Comunque, quando faccio fatica a trovare il lato più zuccheroso un buon metodo resta sempre quello di sfornare una torta deliziosa.

La primavera è ormai arrivata con la sua luce di rinascita, i fiori sbocciati e frutta e verdura di stagione che è in anticipo rispetto al consueto. Ho deciso di preparare una crostata moderna con un guscio di frolla croccante, una salsa di fragoline di bosco (e per questo mi sono affidata alla salsa di BABBI che è sempre una garanzia di qualità e bontà) e uno strato di meringa all’italiana con granella di pistacchi. Non vi sto a descriverne la bontà oltre che la bellezza, sicuramente è una crostata che vi farà fare una gran bella figura se regalata e che vi solleverà nei momenti più antipatici, ve lo garantisco.

Crostata con crema frangipane, fragoline e meringa

(per uno stampo di 18/20 cm diametro)

Guscio di frolla

farina tipo 1 g 250

burro di ottima qualità g. 100

1 uovo grande

zucchero a velo g 80

farina di mandorle g 30

aroma a scelta (vaniglia, limone cannella)

 

Crema frangipane

burro di ottima qualità g 150

zucchero semolato  fine g 120

farina di mandorle g 100

farina tipo 1 g 40

2 tuorli

limoncello 1 cucchiaio

 

Meringa all’italiana

2 albumi

zucchero semolato  fine g 80

acqua g 20

 

per guarnire

salsa di fragoline di bosco (o marmellata di fragole)

fragoline o fragole 

granella di pistacchi

Preparazione

Iniziate preparando la frolla.  Togliere la quantità totale di burro dal frigorifero almeno un’ora prima  di impastare (comprensiva dunque della dose della crema frangipane). Incorporare lo zucchero (va bene anche con le fruste elettriche) e aggiungere gli aromi e l’uovo. Aggiungere la farina setacciata, quella di mandorle e impastare bene. Deve presentarsi un impasto omogeneo, far riposare in frigorifero almeno un’ora.

Trascorso il tempo di riposo preparare la crema frangipane. Il burro dovrà essere morbidissimo, montare bene con lo zucchero con le fruste elettriche, dovrà essere un composto schiumoso, aggiungere i tuorli, poi la farina di mandorle e la tipo 1, infine il limoncello. Dovrà presentarsi una crema densa ma che si stende bene.

Togliere dal frigo la frolla e stendere con il mattarello in uno spessore di 4/5 mm. Io ho usato un cerchio di acciaio sulla carta da forno e ai lati ho metto un traforato di silicone, ma potete anche imburrare e infarinare il vostro cerchio, infatti dovrete tagliare una striscia di 2 cm da mettere attorno nel cerchio da attaccare con le dita alla base per creare il guscio di frolla.

A questo punto mettere uno strato di salsa di fragoline di bosco e sopra adagiare la crema frangipane con delicatezza.  Deve essere ben livellata.

Infornare a forno caldo e ventilato a 170/180 gradi (dipende dal calore del vostro forno) per circa mezz’ora, fate attenzione a che non si colorisca troppo. Quindi sfornare e lasciar raffreddare.

Adesso dedicatevi alla preparazione della meringa. Montate a neve ben ferma gli albumi. A parte, in un piccolo pentolino, mettete lo zucchero assieme all’acqua e portate alla temperatura di 110 gradi (se non avete il termometro considerate di vedere da quando inizia a bollire e poi si riabbassa il liquido), fate colare con delicatezza e attenzione lo sciroppo sugli albumi montati e montate bene con le fruste elettriche.

A questo punto passate alla decorazione finale. Con l’aiuto di un sac à poche mettere dei ciuffi di meringa sulla crostata, se  volete potete abbronzare con l’apposito cannello, procedete a decorare a piacere con le fragoline o fragole fresche e la granella di pistacchi.

Prima di tagliarla consiglio di attendere un paio di ore affinché si assesti, a seconda della temperatura meglio in frigorifero.

EVENTI

Taste Pitti Immagine 2025

Ogni anno partecipare al TASTE è sempre un’esperienza arricchente.  Quest’anno la diciottesima edizione si è tenuta presso la Fortezza da Basso di Firenze dal 8 al 10 febbraio, come sempre è stato un vero viaggio magico per i cultori del buon cibo, della gastronomia e di vini, birre e liquori.  In questa edizione ho ritrovato con gran piacere espositori che già mi avevano colpito positivamente e ho potuto scoprire anche nuovi sapori e nuove realtà che hanno catturato la mia attenzione.

Sono rimasta piacevolmente sorpresa anche dalla crescente attenzione verso la sostenibilità in ogni sua forma, dallo studio per il riutilizzo delle materie di scarto, alla scelta di imballaggi privi di plastica e riciclabili.  In questa edizione, inoltre, uno dei protagonisti è stato, a mio parere, la cura e la scelta del  packaging, ne ho visti davvero di stupendi per eleganza, riconoscibilità e colore!  

Di seguito vi segnalo alcuni degli espositori che maggiormente hanno catturato il mio interesse e che sono certa conquisteranno anche voi se andrete a curiosare nei link diretti che trovate in questo articolo.

Parto raccontandovi di un’azienda pugliese. La passione per i frutti della terra si ritrova nei sapori genuini di Bio Orto, che con la sua agricoltura biologica riesce a commerciare dei  prodotti dal gusto semplice e autentico. Ho assaggiato una buonissima crema di cavolfiore e ho adorato i loro carciofi sott’olio.

Un’altra azienda  che rimane fra le mie preferite è sicuramente  Simposio di Sermoneta. Vi ho già parlato nella scorsa edizione del loro infuso/olio aromatizzato, il trombolotto, un limone autoctono del loro territorio e dal suo utilizzo viene realizzato un profumatissimo olio molto versatile per ogni preparazione culinaria. In questa edizione 2025 mi sono letteralmente innamorata de  “la tosta sermonetana” ovvero la ciliegia di montagna, una vera prelibatezza.

Un’altra bella realtà che mi fa piacere presentare è l’azienda agricola Paolo Bove, situata nel cuore delle Langhe che si occupa di allevamento di chiocciole ad uso gastronomico e cosmetico. Io le ho potute assaggiare e devo dire che hanno davvero un ottimo gusto.  La chiocciola infatti ha una carne pregiata ed è considerata un alimento del futuro, senza ombra di dubbio è un alimento che uscirà dalla nicchia, ne sono certa.

Il Podere Francesco mi ha stregata con la genuinità delle sue conserve e il suo modo di preservare il gusto più naturale possibile, le loro conserve infatti sono prodotte con frutta e verdura fresca, senza l’aggiunta di conservanti, additivi e acidificanti, il processo di lavorazione avviene con cottura sottovuoto a bassa temperatura, per preservare il sapore autentico della materia prima.  L’assaggio dei  loro fiori di pesco si è  rivelato un sapore del tutto nuovo, deciso e inaspettato!

Merita una bella presentazione un’azienda toscana, peraltro vicinissima alla mia Pistoia, situata a Monsummano Terme, è la tenuta Quercia Matta, della quale ho apprezzato le caratteristiche olfattive e la morbidezza del vino rosé che hanno presentato,  che racconta tutto il loro entusiasmo. Inoltre ho ammirato le loro idee brillanti nella presentazione dei loro cofanetti regalo. Loro stessi si raccontano così “è un sogno nato dall’alchimia di arte, olio, vino e follia” e sono curiosa di andare presto a testare qualche serata degustazione!

Adesso invece vi racconto di una bella realtà pugliese che produce olio extravergine di oliva e che mi ha conquistato sotto ogni punto di vista. Si tratta di Pujje, il nome è dato dal termine usato per indicare la regione Puglia nell’antico dialetto tarantino, e già questo fa comprendere l’attaccamento alle origini antiche e alla proprio territorio. Ho assaggiato il loro tris di oli, già i nomi mi hanno stregato: Anfitrite, Rea e Helios, tre viaggi olfattivi e sapori completamente diversi e seducenti. La presentazione delle loro bottiglie è davvero di gran gusto, confezioni eleganti, che consegnano un olio di lusso da assaporare. Le loro tipologie di olio possono esaltare le pietanze anche nell’alta ristorazione e vi consiglio un giro nel loro shop on line (Anfitrite è il mio preferito, sarà che sono stata affascinata dalla bella dea marina?)

Concludo questa carrellata di sapori con la condivisione di alcuni assaggi dolci.

Sono un’amante del buon cioccolato e allora non posso che consigliarvi il favoloso Cioccolato Militare che vanta una lunghissima tradizione, infatti questa avventura nel mondo del cacao già nella metà del 1500 quando Padre Bernardino rientrando dal viaggio nelle Americhe, si incontrò con  Ferdinando dei Medici per lasciare a lui l’unica copia tradotta di dodici libri dove si parlava del cacao e nello specifico del cioccolato. Ho assaggiato i loro cioccolatini divini e devo dire che sono ottimi anche i loro distillati, di cui ho assaggiato un buonissimo liquore al caffé.

Altra azienda di cui ho apprezzato l’eccellente qualità del cioccolato proposto, ma soprattutto il packaging davvero superlativo è  IAM ITALIANO, una vera delizia per il palato e poi devo dire che le loro tavolette sono fantastiche anche denudate dall’imballaggio! Il loro è cioccolato dal gusto raffinato, garantito dalla lavorazione a freddo, un gusto voluttuoso e avvolgente, mi ha conquistata.

Anche in questa volta potrei dilungarmi molto a parlare di nuovi sapori scoperti, nuovi prodotti oltre a belle idee commerciali ma, oltre a questo articolo, chi mi segue su Instagram avrà trovato anche molte stories al riguardo. E adesso resto in attesa della nuova edizione, che ogni volta mi accompagna in un bel nuovo viaggio!

DOLCI

Tronchetto di Natale

tronchetto di natale

(Bûche de Noël)

Siamo arrivati a questo nuovo Natale. Per me ogni anno è un momento di riflessioni, ricordi e momenti intimi. In realtà credo sia un po’ così per tutti, il Natale ci riporta a galla tante emozioni sia legate all’infanzia, a momenti belli vissuti e sia a mancanze che non si colmano e che si acutizzano in questo periodo.

Una delle cose che le feste ci insegnano è che le luci non luccicano se non abbiamo accanto a noi le persone giuste e che amiamo… e magari luccicano di più se mettiamo in tavola un dolce goloso da condividere con un buon abbinamento alcolico che si sa, con il freddo si addice!

Questa è la mia versione del tronchetto di Natale o buche de noel poiché di origine francese del secondo dopoguerra. Si tratta di un dolce arrotolato che all’apparenza sembra un ceppo di legno questo perché la leggenda narra che per le feste il capofamiglia bruciasse un grosso ceppo di legno nel camino che doveva durare fino all’Epifania, ai resti di questo ceppo bruciato venivano attribuite proprietà magiche che favorivano agricoltura e allevamento. Come spesso accade questa tradizione è stata traslata in ambito culinario. Questa è la ricetta che condivido con voi e con la quale vi faccio i migliori auguri per tutto ciò che conta di più.

Tronchetto di Natale (Bûche de Noël)

Ingredienti per il pan di spagna da arrotolare

 

100 g di farina tipo 1

110 g di zucchero semolato

4 uova

1 cucchiaino di estratto di vaniglia

1 cucchiaino scarso di bicarbonato

 

per la crema

1 uovo

3 cucchiai di zucchero semolato

25 g di amido di riso

40 g di cioccolato fondente 70%

1 cucchiaio di rum

1 cucchiaio di burro

300 ml di latte

 

per la bagna

1 tazzina di caffè d’orzo

1 tazzina di latte

1 cucchiaio di zucchero

 

per la ganache

150 ml di panna fresca

170 g cioccolato fondente 70%

 

per decorare

ribes

zucchero a velo

 

Procedimento

In una ciotola montate le uova con lo zucchero finché non sarà un composto chiaro e ben gonfio. Aggiungete l’estratto di vaniglia, la farina e il bicarbonato setacciati e amalgamate molto bene.

Con una spatola distribuite l’impasto sulla leccarda del forno ricoperta di carta forno, livellate bene e infornate a forno caldo ventilato a 190 gradi per 8 minuti. Dovrà risultare abbronzato leggermente.

Appena sfornato arrotolatelo subito con l’ausilio di un canovaccio umido e tenete da parte arrotolato.

Preparate la bagna: mescolate il caffè bollente con lo zucchero e aggiungete il latte.

Adesso preparate la crema. In un tegamino (meglio di alluminio) sbattete l’uovo con lo zucchero e l’amido, aggiungendo a filo il latte caldo ma non bollente. Portate sul fuoco a fiamma media, aggiungete il rum e iniziate a mescolare. Appena inizierà a prendere consistenza spegnete la fiamma. Aggiungete subito il cioccolato e il burro e mescolate bene. Coprite con pellicola alimentare a contatto e tenete da parte.

Preparate la ganache. Portate ad ebollizione la panna, dunque, fuori dal fuoco aggiungete il cioccolato spezzettato e rendetela ben omogenea mescolando bene.

Adesso procedete all’assemblaggio. Srotolate il pan di spagna, bagnatelo con la bagna aiutandovi con un pennello e farcitelo con la crema preparata. Arrotolate e tagliate due piccoli pezzi da mettere di lato per dare la sembianza di un tronco.

Disponete un po’ di ganache su un vassoio in cui andrete ad appoggiare il tronco affinché ci sia la ganache anche sotto, dunque distribuite la ganache sopra il tronco e riponete in frigo un’ora. Togliete il rotolo dal frigo, formate delle righe per conferire veridicità al tronco e guarnite con ribes freschi e una spolverata di zucchero a velo.

 

PRIMI PIATTI

Tortelli di marroni e noci

tortelli di marroni e noci

Fra le cose che più mi emozionano (non ne ho mai fatto mistero) ci sono i regali culinari, quelli preparati con ingredienti genuini che sanno di tradizione, di tempo e di cuore, così come la frutta e verdura coltivate con cura, prodotti tipici legati al territorio e ricette di famiglia. Sono regali per me preziosi, che apprezzo molto e che più di altri riescono a raccontarmi  le persone.

Questa ricetta mi è stata donata. Me ne ha parlato una persona a me cara, con cui ho la grande fortuna di lavorare e dividere la mia quotidianità e che è anche la mia attuale dirigente, Amalia. Lei ha origini partenopee e mugellane, un mix che ha molto feeling con la buona cucina. Questa è una ricetta tipica della sua famiglia, che prepara ancora sua mamma Maria, che ha generosamente condiviso  con me conoscendo la mia passione per le ricette tramandate legate alle origini ed alla territorialità.

Si tratta di tortelli particolari, con un ripieno sostanzioso e dolciastro dato dai marroni, le buonissime castagne tipiche di Marradi, e dalle noci.  Per l’ottima riuscita di questa ricetta sono fondamentali gli ingredienti di prima qualità, quindi delle ottime castagne per esser bollite (qui da noi si chiamano “ballotti” le castagne lessate con l’alloro), delle ottime noci (se potete non usate quelle già schiacciate dozzinali) e olio buono…

Adesso però passiamo alla ricetta.  Questi tortelli si presentano come un buon piatto nutriente che sa di montagna e alimentazione “povera” ma di  gran sostegno. Io ho proposto una mia versione, partendo dalla ricetta tramandata, e devo dire che tutti in casa abbiamo apprezzato. Abbiamo condito questi tortelli dal ripieno compatto e delicato con olio nuovo e scaglie di formaggio (Grana Padano), credo che la prossima volta proveremo con un buon sugo in bianco di salsiccia che ritengo si sposi perfettamente con il gusto saporito ma dolce tipico di queste castagne.

tortelli mugellani di castagne

Tortelli di marroni e noci

Ingredienti (per 4pp. – circa 26 tortelli)

castagne (marroni) lessate g. 250

gherigli di noce g. 110

1 cucchiaino scarso di noce moscata

1 cucchiaio di rum

olio extravergine di oliva

sale q.b.

semola di grano duro g. 250

acqua tiepida ml 110

per condire: olio EVO, pepe macinato fresco, scaglie di Grana Padano

 

Procedimento

Iniziate preparando il ripieno. Sbriciolate i gherigli di noce, con il mattarello riduceteli a pezzetti piuttosto piccoli. Mettete i pezzettini di noce con un giro di olio a tostare un paio di minuti in una padella antiaderente, poi unite la noce moscata e il rum, mescolate.

In una ciotola capiente schiacciate bene i marroni, aggiungete il composto di noci, un po’ di sale e amalgamate bene, si formerà un composto morbido ma ben compatto.

Adesso iniziate a preparare la sfoglia dei tortelli, io ho optato per una sfoglia senza uova, a differenza della ricetta originale, procedete come ritenete, considerate che questa versione regge bene in cottura e rimane morbida. Sulla spianatoia impastate velocemente la semola con la farina e un pizzico di sale. Formate un panetto e lasciate riposare una mezz’oretta. Riprendetelo, con l’ausilio del mattarello stendete un po’, tagliate a strisce spesse e passate dalla nonna papera allo spessore di 2/3 (io preferisco più sottile).  Tagliate dunque a quadrotti di circa 4,5 cm, ponete una noce di ripieno centrale e richiudete premendo bene con i rebbi della forchetta. Cospargete con un po’ di semola.

Cuocete in abbondante acqua salata per un paio di minuti e condite con olio buono, una spolverata di pepe e del buon Grana grattugiato o a scaglie.

DOLCI

Flan Parisien

Una delle migliori qualità che posso attribuirmi senza peccare di vanità è la capacità di trovare il bello in quasi tutto ciò che faccio. In ogni lavoro riesco a scovare qualcosa che riesce ad entusiasmarmi, anche solo  per curiosità e la voglia costante di imparare e migliorarmi. Per ora è così… e mi auguro lo sarà sempre.

Uno dei miei peggiori difetti però è il perfezionismo non per sentirmi brava ma per sentire di aver dato il massimo, questo non è positivo perché mi allontana dal sano “accontentarmi” e mi avvicina all’ossessione di volere sempre di più da me medesima (insomma, una sorta di autosabotaggio 😉 )…

Così è stato pure per questa ricetta del flan parisien, una torta che trovate in quasi ogni buolangerie francese. Una torta fatta di ingredienti semplici, un dessert fatto da un guscio di pasta brisée  riempito da una setosa crema di uova alla vaniglia.  Ho provato varie ricette e ogni volta “buona …ma…” e non mi sono mai accontentata fino a questa che, a mio parere, è sublime.  Adesso venitemi a raccontare che non vi ho sufficientemente convinto a provarla ;-D … 

Flan Parisien

(dosi per uno stampo da 20 cm diamentro – avanzerà un po’ di frolla/brisée)

per il guscio

240 g di farina tipo 1

80 g di burro morbido 

25 g di burro morbido salato

90 g si zucchero

1 uovo medio

30 g di farina di nocciole (o mandorle)

1 cucchiaino di rum

 

per il ripieno

350 ml di latte

70 g di zucchero 

4 tuorli medi

35 g di maizena

100 ml di panna fresca

30 g di burro salato

i semi di una bacca di vaniglia

 

Procedimento

Iniziate sabbiando tutto il burro morbido con la farina tipi 1 e la farina di nocciole, quindi aggiungete l’uovo, lo zucchero e il rum. Formate una palla omogenea e lasciatela riposare in frigo almeno un’ora.

In un pentolino portate a bollore il latte assieme al burro, la vaniglia  metà dose di zucchero. A parte mescolate i tuorli,  con il restante zucchero e la maizena, aggiungete la panna e poco a poco il latte, mescolando bene. Riportate sul fuoco e appena inizia ad addensarsi allontanate.

Imburrate e infarinate uno stampo a cerniera. Stendete sottile la frolla, ricavate un disco della base dello stampo e una striscia alta 3/3,5 cm per il lato. Riponete in frigo una mezz’ora (o 15 minuti in congelatore) Riempite dunque il guscio con la crema alla vaniglia.

Cuocete a forno caldo (io in modalità ventilato) a 165/170 gradi per una quarantina di minuti.

Farlo raffeddare prima di sfornarlo e tagliarlo.

Conservazione in frigo.

 

 

 

ANTIPASTI/ SECONDI PIATTI

Ceviche di gamberoni

Siamo arrivati alla vigilia di un nuovo anno che per me coincide sempre con settembre, mese di ripartenze che a me sta simpatico, seppur spesso viene identificato con il mese dei buoni propositi puntualmente disattesi. Io come sempre mi cerco nuovi obiettivi, se mi leggete da un po’ avrete imparato a conoscermi e non riesco proprio a star a rimandare o attendere il momento giusto per iniziare qualcosa, il momento va colto. Sono ricca di perseveranza e determinazione e certo mi sono entrambe servite, tuttavia non posso affermare che la determinazione sia la vera chiave di accesso per raggiungere il  traguardo che vorremmo, ci sono tante di quelle cose che devono coincidere e incidere… sicuramente però si tratta di  una qualità importante, come l’impegno, non fosse altro per noi e la nostra crescita personale, ciò che conta di più! 

Devo dire che in questa estate ho cucinato , ma soprattutto piatti freddi o veloci, poco elaborati, le temperature sono davvero state proibitive. Questa è una ricetta che non necessita di cottura nella versione originale, dunque perfetta, ed è pure veloce. Si tratta di una ricetta tipica del sud America, chissà se lo conoscete: il ceviche. Si tratta sostanzialmente di pesce crudo marinato nel lime, davvero un ottimo connubio. In questa mia versione però ho preferito saltare giusto due minuti scarsi i gamberoni freschi in padella prima della marinatura,  perché per miei problemi di salute non posso permettermi di mangiare pesce crudo, devo dire che il gusto non ne ha risentito. Ovviamente a voi niente vieta di saltar questo passaggio.

 

Ceviche di gamberi

Ingredienti

gamberi freschissimi

avocado

cipolla rossa

pomodoro

lime

olio d’oliva extravergine

paprika dolce

pepe nero

sale 

Procedimento

Mettete i gamberi già sgusciati e puliti in padella per soli 2 minuti

assieme alla paprika e poi trasferiteli in una recipiente capiente.

Tagliate a cubetti il pomodoro e a listarelle la cipolla,.

Unite le verdure ai gamberi e condite tutto con il succo lime, olio e il sale.

Lasciate marinare tutto per almeno un’ora fino che i gamberi risultino cotti nel succo di lime. 

Prima di servire tagliate a strisce o cubetti l’avocado e spolverate con  poco pepe.

TRAVEL

Portogallo in 7 giorni

Un viaggio on the road in Portogallo in una settimana? Con ritmi incalzanti, km percorsi (in auto e a piedi) è ben possibile. Abbiamo viaggiato fra Porto e Algarve fino ad arrivare a Faro, abbiamo percorso quasi 1700 km in auto e devo dire che li valeva tutti. Il Portogallo era fra le mete europee che ancora mi erano sconosciute, è stata una bellissima scoperta e per me che ho i figli ormai grandi, poterlo ammirare con loro è stata una vera gioia!

Il Portogallo è adagiato lungo la costa atlantica della Penisola iberica, ha un clima mite e  perfetto anche in estate e incanta con colori vivaci e i suoi meravigliosi azulejos, i suoi litorali oceanici e il verde della sua natura. Un Paese che si racconta con le note malinconiche del fado, espressione musicale dell’anima di Lisbona, la famosa ‘saudade’.

Vi condivido qui di seguito il nostro itinerario, siamo arrivati in serata a Lisbona, abbiamo pernottato e poi siamo partiti con questo tour bello ricco:

1 giorno: dedicato a Lisbona, abbiamo visitato molte delle sue bellezze: colazione presso la famosa pasticceria dei Pasteis Belèm. Abbiamo visitato la Praça do Comércio e Arco da Rua Augusta, il Monumento delle scoperte fino alla Torre di Belèm, che è uno dei monumenti più rappresentativi, poi abbimo visitato lo stupendo Monastero Dos Jeronimos. Abbiamo preso il famoso tram 28 fino al Miradouro de Santa Luzia e castello di São Jorge e abbiamo camminato molto fra viuzze e scorci panoramici. Siamo saliti su l’Elevador de Santa Justa, l’ascensore più famoso in stile neogotico e decorato in ferro che conduce in cima a una torre da dove si apre la vista sulla città e sulle colline. Abbiamo passeggiato per il vivace quartiere di Baixa e la sera abbiamo cenato nel suggestivo quartiere dell’Alfama.

Belèm

Monastero de Los Jeronimos

2 giorno: Coimbra, famoso complesso universitario con la sua stupenda biblioteca Joanina, un vero gioiello da ammirare. Nuova sosta lungo il tragitto ad Aveiro, una piccola Venezia che non va certo paragonata alla nostra ma che è davvero incantevole e colorata e che ho particolarmente amato e infine arrivo in serata a Porto (conosciuta anche come Oporto), città superlativa.

Aveiro

Ponte de Dom Luis I – Porto

3 giorno: tutto il giorno a piedi (circa 20 km) e l’abbiamo amata tantissimo, una città piena di tutto ma vivibile. La meraviglia della Chiesa di San Ildefonso, la stazione ferroviaria piena di azulejos, il mercato Do Bolhao, Santa Caterina,  il parco con il Palacio de Cristal, la camminata lungo il fiume Douro, la Cattedrale,  il suggestivo quartiere di Ribeira, il famoso ponte Dom Luis I (opera dell’ingegnere Eiffel), la visita alla distilleria Sandeman e la sosta per sorseggiare il porto, la famosissima Libreria Lello e  la serata in Praça dos Poveiros.

Libreria Lello

Azulejos a Porto

quartiere Ribeira

4 giorno: Tomar: il Convento dell’Ordine di Cristo e la fortezza dell’Ordine dei Cavalieri Templari, una tappa a mio avviso imperdibile e la chiesa Charola.  Abbiamo continuato per il santuario di Fatima (una preghiera non fa mai male) e abbiamo proseguito per la scenografica Nazaré con le sue onde più alte del mondo, patria dei surfisti.

Convento dell’Ordine di Cristo – Tomar

faro di Nazarè

Nazarè le onde più alte dell’Oceano

5 giorno: visita alla medievale cittadino di Obidos, sosta presso Lisbona di nuovo per la tappa allo stadio Da Luz del Benfica e poi ancora sull’oceano a Cabo da Roca, il punto più ad occidente d’Europa. Sosta a Cascais e proseguimento per Sétubal dove abbiamo trascorso la serata e pernottato.

Óbidos

6 giorno: partenza per Algarve. Sosta a Portimão a Praha da Rocha, proseguimento per la scenografica Praha di Marinha, davvero un luogo pazzesco, fra le spiagge più belle d’Europa. Abbiamo poi proseguito per Albufera e camminato con i piedi nell’Oceano a Praha Do Falesia con i suoi colori rosa. Serata nella bella Faro.

Algarve

7 giorno: ripartenza verso Lisbona per visitare Sintra, il suo centro storico, il Palacio Da Pena: uno dei simboli del Portogallo con i suoi colori accesi, le sue terrazze, bastioni decorativi e statue a tema mitologico. Siamo poi riscesi per il Parque Das Merendas e il Palacio National. Nel tardo pomeriggio ci siamo diretti all’aeroporto per il rientro.

Palacio Da Pena

In questo bel viaggio anche il palato è stato soddisfatto, abbiamo mangiato molto bene, soprattutto pesce e, neanche a dirlo, molto baccalà che io adoro … per cui è stato un vero piacere! Usano molto il coriandolo, da me amato, ma è un sapore che non trova buon riscontro con tutti (mio marito ad esempio lo detesta). La cucina è comunque un punto di forza di questo Paese.

E ora veniamo ai consigli pratici:

  • noi abbiamo preso una macchina a noleggio -con full insurance- e ci siamo trovati molto bene con CRV sito Discover Cars
  • vi metto tutte le nostre sistemazioni, ho prenotato tramite Booking, preferisco sempre l’autenticità delle guest house e gli alloggi mi sono tutti piaciuti: Lisbona Room Dream Beato, Porto Dear Porto Guest House, Nazaré GuestHouse Pombinha, Sétubal Hotel Laitau, Faro Villa Monaco. Tutte le strutture le ho azzeccate 😉
  • da sapere: quasi nessuno parla italiano nemmeno nelle località turistiche ma il peggio è che non parlano neppure inglese o perlomeno molto poco. Abbiate con voi cartine delle città,  connessione internet per GPS e una guida da leggere.
  • Lisbona non è molto semplice da girare, non è una città intuitiva e le indicazioni non sono molto curate. Se siete in auto devo avvertirvi che troverete diversi problemi di parcheggio.
  • Porto: la turistica e famosa Livraria Lello necessita di biglietto di entrata prenotabile online, sotto 8 euro, a mio avviso eccessivi, seppur vengono scalati sull’acquisto di un libro, ma non ci sono libri in italiano, solo un paio.
  • Sintra: croce e delizia. La delizia è la cittadina e la meraviglia delle cose da vedere. Andateci la mattina presto per non sclerare nel traffico, davvero assurdo. L’assedio del turismo non organizzato è pazzesco. Le entrate sono costose (devo dirlo) e tutto è davvero poco organizzato e con informazioni scarse.
  • la rete autostradale è buona, comodissimo il loro Telepass, il costo benzina/autostrada è come in Italia. Ci sono pochi distributori, abbiate cura di rifornirvi spesso.
  • ristoranti: non è più il Paese  economico come mi è stato raccontato, i prezzi al ristorante sono di poco inferiori ai nostri. Vi metto il link di alcuni ristoranti che a mio avviso meritano assolutamente di essere provati per location e/o qualità del cibo. A Lisbona nel quartiere Alfama questo ristorante con spettacolo di fado: Arcaz Velho. A Porto sicuramente Guindalense Futebol Clube low cost e che offre un panorama pazzesco al tramonto. Altro ristorante che mi è molto piaciuto è Antù, questo più di livello. Ad Aveiro una trattoria tipica portoghese e defilata (ci sarà fila e non accettano prenotazioni) Picota. A Tomar una trattoria con una conduzione familiare veramente casereccia e la cuoca che cucina il cibo dei Templari e parla (finalmente) inglese: Tasca da Avenida
  • connessione wi-fi buona ovunque
  • per le emergenze il numero è il 112. Servizio effettuato dai Bombeiros.

Viaggiare in famiglia è davvero bello, il Portogallo ci ha stupito e regalato bei momenti che porterò nel cuore  sempre. Caro Portogallo che dirti? Obrigado! 

 

TRAVEL

Venezia: visitarla in un giorno

scorcio di venezia

Venezia è una città unica e inimitabile, colma di meraviglie, ma è possibile visitarla in un giorno? Beh, sicuramente le cose da vedere sono moltissime e certo non saranno sufficienti 24 ore per visitarla in lungo e largo, ma se siete dei camminatori curiosi vi assicuro che potrete goderne la bellezza e visitare molte delle principali attrazioni che offre questa stupenda città lagunare.

Sono stata più volte in questo luogo magico eppure ancora ogni volta riesce  ad incantarmi. Venezia è una città che per sua conformazione  costringe a camminare molto,  spesso  occorre salire e scendere scalini e attraversare vari ponti. Non è facile dunque partire a piedi alla scoperta di questo gioiello se non si è pronti a macinare  km.

Volete un  itinerario? Partendo dalla Stazione di S.Lucia, che si affaccia direttamente sul Canal Grande, si può iniziare subito ad esplorare questa città. Potete dirigervi alla vostra destra, troverete un ponte vetrato che porta a Piazzale Roma, potete partir da lì con il vostro tour, oppure iniziare visitando la bella Chiesa degli Scalzi di Santa Maria di  Nazareth che troverete a sinistra uscendo dalla stazione e poi attraversare il ponte e proseguire  camminando verso il Ponte di Rialto.

Potete dirigervi verso Campo S.Rocco i Frari dove troverete scorci  da fotografare ed edifici da ammirare, nonché la bella casa di Carlo Goldoni, che, nel mio caso, non poteva che essere visitata! Un tuffo nell’atmosfera teatrale dell’epoca, fra i suoi canovacci e fotografie di Eleonora Duse. Nel quartiere inoltre potrete godere delle atmosfere tipiche veneziane e vedere anche  dei bellissimi negozi di maschere.

scorcio a Venezia

maschera veneziana

casa Carlo Goldoni

scrivania Carlo Goldoni

Ponte di Rialto

Scendendo da Rialto consiglio di dirigervi verso il  Fondaco dei Tedeschi, un edificio trasformato in un polo di lusso dove è possibile godere di una vista panoramica dalla sua terrazza al quarto piano (prenotabile gratuitamente on line). Un’altra visita suggestiva non lontana da Rialto è sicuramente quella della Libreria Acqua Alta, considerata una delle più belle al mondo per la sua particolarità.

libreria Acqua Alta

panorama fra le calle

  Proseguendo ancora si trovano molti luoghi che meritano una visita, nonché molti negozi di vetro di Murano davvero estrosi e  carini. Non è facilissimo trovarla, è un tesoro nascosto nella città, ma è davvero meritevole di visita la stupenda  Scala Contarini del Bovolo risalente al 1499, anno in cui Pietro Contarini commissionò la meravigliosa  scala a chiocciola (in veneziano “bovolo”) per “abbellire” ulteriormente questo lato del palazzo, vi garantisco che merita la salita.

Passeggiando per la città appoggiata sul mare non si può non approdare alla splendida Piazza San Marco, la piazza monumentale conosciuta in tutto il mondo per la sua bellezza non opinabile… un luogo che toglie il fiato dalla magnificenza e la Basilica merita assolutamente di essere vista internamente. Napoleone Bonaparte la definì “il salone più bello d’Europa” e non possiamo dargli torto. Fu costruita nel IX secolo e pavimentata nel 1177, dopo 100 anni dalla sua edificazione. Questa piazza, l’unica della città,  è l’area più bassa di Venezia e, perciò, è la prima zona che si inonda con l’acqua alta ahimé, ma i veneziani son ben abituati. Gli edifici più importanti della piazza sono la Basilica di San Marco, il Palazzo Ducale, il Museo Correr, il Campanile e la Torre dell’Orologio dove, nel balcone superiore  due statue in bronzo segnalano il cambio dell’ora. E ad ogni ora quella piazza lascia senza fiato…

Ci sono tantissimi altri luoghi nella zona che meritano una sosta, ad esempio adiacente alla piazza si trova il romantico Ponte dei Sospiri e la Chiesa di San Zaccaria dove potrete ammirare la splendida Pala di San Zaccaria, opera perla del Rinascimento di Giovanni Bellini. Meritano una visita anche i Giardini Reali, dove potrete fare una sosta gradita immersi nel verde e riposarvi all’ombra.

Tutta Venezia è fascino a cielo aperto ed è una città in cui val bene la pena di perdersi, ogni volta ci si può trovare in un angolo magico che incanta. Non temete dunque di non seguire la strada indicata, ogni variazione andrà bene, alzate lo sguardo, osservate le case, i balconi, gli interni dalle finestre aperte, i campanelli… tutto è fascino decadente e fiero.

La sera poi, se trascorrete una notte in quella città, tutto è ancor più suggestivo e ogni scorcio evoca  una favola antica, di quelle belle.

Consigli utili

  • Venezia è facilmente raggiungibile con i treni ad alta velocità. Nel mio caso partendo da Firenze si raggiunge in poco più di due ore. Prenotando per tempo si possono trovare ottime offerte.
  • se volete pernottare a Venezia a prezzi abbordabili scegliete un albergo a Mestre la cui stazione  è collegata con Venezia S.Lucia e si arriva in pochi minuti. Comunque io stavolta ho scelto una sistemazione proprio dietro Piazza San Marco e mi sono trovata molto bene per rapporto qualità/prezzo e gentilezza dello staff, presso l’Hotel Rio
  • se volete spostarvi senza camminare troppo dovete usufruire del vaporetto che non ha prezzi modici, però potete optare per un giornaliero al costo di 25 euro.
  • l’entrata nelle chiese spesso è a pagamento ed è consentita con spalle coperte e abiti sotto al ginocchio, specialmente nella Basilica di San Marco non entrerete se non con questi requisiti.
  • ci sono molte fontane sparse qua e là con acqua potabile, portate una borraccia da riempire.
  • a Venezia i rifornimenti vengono fatti tutti con carrelli/carretti, la logistica non è banale, abbiate rispetto e non occupate per largo le calli (viuzze) consentite il passaggio di chi lavora.
  • molti ristoranti sono acchiappa turisti, con menù falsamente tradizionali e prezzi non proprio modici, ma ci sono molti localini, i bacari, tipo di osterie veneziane a carattere popolare, dove si trova una vasta scelta di vini in calice (ómbre o bianchéti) e i tipici spuntini da aperitivo (cichéti). Se passate da Campiello dei Meloni, vicino a Rialto, val bene una sosta Acqua e Mais dove mangerete cicchetti buonissimi a base di pesce e troverete qui anche la storica pasticceria Rizzardini con i suoi dolci tipici.
  • per passeggiare tranquillamente occorre avere calzature comode e fare attenzione poiché spesso le viuzze sono poco illuminate, anche di giorno.

(L’occasione per  la visita di questa città  stavolta è stato il compleanno di mia mamma, i suoi 70 anni. Lei  non ha mai potuto viaggiare e mai si è concessa vacanze, dunque non aveva mai visto la “Serenissima”, ho  deciso così di regalarle due giorni assieme me a zonzo per le calle veneziane. In realtà sono state 24 ore piene, siamo arrivate in orario di pranzo e ripartite dopo pranzo del giorno seguente, ma siamo riuscite a vedere molti dei luoghi più belli.  Considerate che mia mamma purtroppo non cammina velocemente ed ha difficoltà motorie per problemi di salute, quindi ho calibrato ogni percorso e soste  tenendo conto di ciò, fortunatamente mia mamma è rimasta talmente incantata da tanta bellezza che è riuscita a camminare più delle aspettative e quindi a non pregiudicarsi niente, sono grata di questi giorni così pieni e  preziosi).

DOLCI

Tarte Normande aux Pommes

Le torte di mele rientrano sempre fra le mie torte preferite. Le amo ma non da sempre. Molte ricette le ho iniziate ad apprezzare con l’età adulta, devo dire che i miei gusti nel corso degli anni sono molto cambiati. 

Sono convinta non ci sia niente di più accogliente del profumo della torta di mele in forno, fa subito famiglia, coccola, vita intima. Tuttavia non riesco a sfornare una torta di mele in estate, lo ammetto. Non si tratta di accendere il forno con le temperature proibitive ma proprio del tipo di ricetta che non riesco ad apprezzare con il rialzo delle temperature, come mangiare il panettone in agosto! Sono molto legata alla stagionalità 😉

Per questa ragione vi lascio questa ricetta primo dell’arrivo del clima caldo e ne approfitto anche considerando che sarò molto impegnata con il lavoro (molto moltissimo si può dire???) fino a metà giugno e chissà se potrò postare una nuova ricettina a breve… semmai aspettatemi, ci conto!

Vi lascio questa torta che ho gustato in una boulangerie durante uno dei viaggi del mio cuor, la strepitosa tarte normande aux pommes, sono certa che vi conquisterà al primo assaggio.

 

Tarte Normande aux Pommes

 

Ingredienti 

per la pasta brisée:

farina tipo 1 g 200

burro g 120

zucchero 2 cucchiai

acqua fredda 4 cucchiai

semini di 1/2 bacca di vaniglia

un pizzico di sale

per il ripieno:

3 mele di medie dimensioni

panna fresca ml 150

zucchero g 100

uova 1

fecola di patate g 20

farina di mandorle g 20

Calvados (o Cognac) 2 cucchiai pieni

cannella 1 cucchiaino

 

Procedimento

Mescolate la farina con lo zucchero e il sale. Aggiungete il burro, tolto un’ora prima dal frigo, tagliato a piccoli pezzi  e amalgamate bene con il  resto degli ingredienti.  Quindi aggiungete l’acqua poco a poco finché l’impasto non diverrà  una palla omogenea. Avvolgete l’impasto nella pellicola alimentare e mettete in frigo per almeno un’ora.

Sbucciate le mele, eliminate i torsoli e tagliatele a fettine di circa mezzo cm di spessore. Aggiungete un cucchiaio di zucchero preso dal totale e la cannella.

Mescolate e lasciate macerare. 

Nel frattempo stendete l’impasto a 4/5  mm di spessore, trasferitelo in uno stampo da 26 cm di diametro ben imburrato e infarinato e bucherellate il fondo con una forchetta.

Sistematevi sopra un foglio di carta forno con del riso o dei legumi secchi e infornate a 170 gradi °C per circa 10 minuti. Trascorso  questo tempo, togliete la carta e il peso di riso/legumi e infornate di nuovo per 5 minuti. 

Nel frattempo,  in una ciotola , sbattete l’uovo lo zucchero rimanente, aggiungete, sempre sbattendo, la fecola, la farina di mandorle, poi la panna e il Calvados. 

Sfornate e sistemate sul fondo della crostata le fettine di mela, aggiungete la crema preparata, quasi fino a riempire la crostata. Infornate adesso il tutto a 180°C per 20 minuti circa. A fine cottura, accendete il grill e mettete in alto la tortiera per uno o due minuti,.

Lasciate intiepidire e sfornate.

TRAVEL

Marocco del nord: Tangeri, Chefchaouen e Asilah

Siamo appena rientrati da un’altra nostra zingarata, quelle che tanto ci piacciono e ci consentono di immagazzinare nuove esperienze e ricordi familiari preziosi.

Siamo tornati in Marocco, un angolo di mondo che ci era entrato nel cuore e che ci ha confermato anche stavolta  tutto il suo fascino. Questa volta abbiamo scelto di visitare il Marocco del nord, il nostro giro  è partito da Tangeri, Tétouan, Chefchaouen, Assillah fino a tornare a Cap Spartel/ Tangeri. Complici giornate di sole e temperatura perfetta (25 gradi), sono state davvero giornate piene di km percorsi e luoghi bellissimi da osservare e da vivere.

Questa volta abbiamo viaggiato durante il Ramadan, anche questa è stata un’esperienza immersiva nella cultura islamica. Il Ramadan è il nono mese del calendario islamico e per loro  un’occasione di purificazione, infatti ogni musulmano raggiunta la pubertà deve digiunare ogni giorno dall’alba al tramonto (con eccezioni per motivi di salute). È il muezzin che annuncia all’alba l’inizio del digiuno, ed è sempre lo stesso che annuncia il termine di questa condizione al calar del sole. Ovviamente per i turisti non sono previste restrizioni in tal senso, tuttavia per rispetto è consigliabile non mangiare, bere o fumare in pubblico, soprattutto se ci si trova lontano dalle blasonate zone turistiche. Diciamo che dal punto di vista turistico questo periodo può essere limitante, poiché ci sono orari ridotti nei trasporti  e nelle aperture delle attrazioni e monumenti, inoltre le attività commerciali non aprono alla mattina come di consueto. Tutto riprende vita nel pomeriggio o addirittura la sera in cui le città si rivegliano, i souk riprendono i loro colori e la notte tornerà brulicante di vita che scorrerà fino ad arrivare nuovamente all’alba silenziosa. Personalmente ho amato vivere il Marocco in questo mese, ho respirato la loro vera tradizione e abbiamo potuto gustare l’iftar, il luculliano banchetto serale dopo l’interruzione del digiuno. 

Siamo approdati a Tangeri dopo due ore e mezza di volo da Roma e la città  ci ha accolti con un sole splendente. Situata all’incrocio tra l’Oceano Atlantico e il Mar Mediterraneo, si tratta di una  città portuale affascinante che si apre sullo stretto di Gibilterra, grande polo industriale e città multietnica, urbanisticamente in grande espansione.  La sua storia e la sua posizione geografica  la rendono una città piena di tesori architettonici e si respira un’aria internazionale; ci sono molti locali in cui sono passati svariati intellettuali e artisti.  La sua medina, ovvero il suo centro storico che ha il suo cuore in piazza del Petit Socco, famosa per i suoi caffè e ristoranti, ma soprattutto per essere stato uno dei luoghi cult della beat generation. Sempre all’interno della medina si trova il bel Museo della Legazione Americana, che  regala la visione dei tempi della Tangeri internazionale, questo edificio fu donato nel 1821 dal sultano Moulay Suleyman agli Stati Uniti e merita davvero una visita. Durante il nostro soggionro abbiamo scelto di pranzare e cenare sempre in terrazze sui tetti,   ammirare Tangeri dall’alto è un panorama stupendo, decadente e rassicurante che certo mi rimarrà impresso nei ricordi.

Museo della Legazione Americana

le spezie

Il giorno successivo con il nostro driver conosciuto in loco, il mitico Alì (che ci ha accompagnato anche i giorni seguenti nel nostro tour), ci siamo diretti verso la famosa città blu: Chefchaouen, passando da Tétouan. Cosa poter dire di Chefchaouen se non che si è trattato di un grande amore a prima vista? Stupenda. Nascosta nelle montagne del Rif, nel nord del Marocco si nasconde questa incantevole città da visitare con tutta la dovuta lentezza e dove si possono trovare tutte le sfumature del blu. Una meta molto turistica, soprattutto dopo l’avvento di Instagram, che abbiamo avuto la fortuna di visitare in bassa stagione e durante la calma del ramadan, un luogo magico, intenso. È stato bello dormirci, dentro ad un riad con terrrazza panoramica e ammirarla sia nelle ore serali che al mattino, ci ha incantato.

Il terzo giorno siamo ripartiti alla volta di Asillah, passando lungo la costa e le Grotte di Ercole siamo arrivati a Cap Spartel per poi rientrare nella frenesia di Tangeri. Asillah è un cittadina balneare sull’Atlantico, perlopiù bianca e composta, dove si respira trnquillità e arte. Nei vicoli della sua medina, con  le sue porte di accesso e bastioni, che la fanno affacciare direttamente sull’Atlantico, sembra  un po’ di passeggiare all’interno di un castello a cielo aperto, è deliziosa. È siituata a 40 km da Tangeri, sulla costa oceanica, battuta dai venti forti, già si avvia verso il Mediterraneo, con il quale più avanti si unirà, fondendosi, proprio a Cap Spartel.  Quest’ultimo luogo è un  pittoresco promontorio, famoso per i suoi panorami mozzafiato sullo Stretto di Gibilterra specialmente se non c’è foschia. Si trova a  14 chilometri a ovest di Tangeri, l’estrema costa nord-occidentale dell’Africa, è considerato un luogo speciale per il  collegamento tra il Mar Mediterraneo e l’Oceano Atlantico e offre viste meravigliose vicino al suo faro che è visitabile.

Asillah

scuola di Asillah

Cap Spartel

 

incontro fra Atlantico e Mediterraneo

E come non parlare della buonissima cucina marocchina? Già ne avevo parlato nel post dedicato all’altro viaggio in questo Paese. I cuoi colori, i sapori intensi ma pur sempre delicati e i profumi avvolgenti ne fanno un’esperienza unica per le papille gustative. Le colazioni ricche e il profumo del caldissimo tè alla menta, i datteri così “datteri” rispetto a quelli a cui siamo abituati, una delizia…

Stavolta ho assaggiato pure la pastilla, un piatto nutriente che mischia dolce e salato, si tratta di  una sfoglia di pasta werqa (più sottile di quella fillo) che racchiude solitamente un ripieno di piccione stufato, spezie, mandorle, cosparsa di zucchero  e cannella. Viene spesso sostituito il piccione con il pollo, noi l’abbiamo mangiata con quest’ultima farcitura, seppur all’inizio fossimo titubanti poi ci è piaciuta molto! 

Pastilla marocchina

Anche in questo viaggio il Marocco, con i suoi abitanti cordiali e gentili, la sua genuinità, i suoi colori accesi, i sui profumi decisi, l’olio di argan, i datteri, le palme, i  gatti ovunque, le  teiere argentate, il tajine, il cous cous, l’oceano ,i suoi turbanti e  il suo fascino decadente e fiero, ci ha conquistato e accolto con tutta la sua bellezza. È un  Paese in cui le giornate sono fatte di un tempo lento seppur pieno, infatti i marocchini dicono a noi europei “voi avete l’orologio e noi il tempo!”… <3

Di seguito qualche consiglio per un viaggio in Marocco del nord:

  • per visitare il Marocco occorre il passaporto
  • se volate con Ryanair: noi abbiamo volato con uno zaino a testa e optato per i posti con assegnazione libera sull’aereo, senza pagare supplementi. Fate attenzione alle misure per i bagagli piccoli da portare in cabina, specialmente in Marocco sono molto fiscali con le misure richieste.
  • non vi occorrono vaccinazioni sanitarie particolari
  • io ho parlato francese e talvolta inglese, tuttavia qui al nord non è così comune, lo spagnolo è invece molto diffuso anche per la vicinanza geografica.
  • la moneta è il dirham marocchino, adesso il cambio è di circa 10 dirham=1 euro. Conviene cambiare i soldi in loco, meglio prelevando in banca rispetto all’aeroporto. 
  • i pagamenti sono perlopiù in contanti, non troverete facilmente modo di poter pagare con la carta di credito, tuttavia ci sono molti bancomat per prelevare a condizione che abbiate  una carta abilitata.
  • vi conviene informarvi per la tariffa telefonica del vostro gestore altrimenti chiamare servendovi del wi-fi quando lo trovate, di solito la connessione è buona. Se viaggiate soli e con auto a noleggio compratevi una sim locale, la trovate anche in aeroporto.
  • prima di partire, non essendo un paese europeo, considerate sempre di stipulare una polizza sanitaria per eventuali spese nei giorni di permanenza.
  • si viaggia in modo tranquillo anche con macchina a noleggio (viene però richiesto un blocco cauzionale su carta di €1.000/1.200) noi per comodità abbiamo preso accordi localmente con un driver. Le strade sono buone, ampie e ben tenute e i limiti di  velocità sono  rispettati. Ci sono moltissimi posti di blocco, non spaventatevi.
  • se prendete un taxi contrattate sempre il prezzo prima di iniziare la corsa.
  • vi sconsiglio di bere l’acqua del rubinetto, evitate se potete anche il ghiaccio nelle bevande. 
  • si tratta di un paese islamico moderato, abbiate comunque massimo rispetto di usi e costumi.
  • specialmente per le donne è raccomandato un abbigliamento adeguato, è buon costume non viaggiare con gambe scoperte e abiti scollati o succinti.
  • non è possibile entrare nelle moschee (l’unica in cui è concesso si trova a Casablanca), non provateci.
  • non scattate foto alle persone senza chiedere prima il consenso.
  • il Marocco è sicuro, tuttavia come ovunque occorre fare attenzione ai borseggiatori nelle zone affollate. 
  • attenzione alle “false” guide che cercheranno di accompagnarvi nei posti per poi chiedervi soldi, soprattutto nella medina
  • nella zona di Tangeri e Chefchaouen ci sono molte coltivazioni di marijuana  o hashish,  la loro  produzione  è considerata illegale, ma le autorità marocchine hanno scelto di tollerarla. Vi  chiederanno spesso in città se volete del fumo (specialmente se siete uomini giovani), basta declinare e non insisteranno, non spaventatevi.
  • nella medina evitate di rispondere male se vi si affiancheranno per proporvi ristoranti,  rimanete gentili, talvolta insistono ma da ricordare che  per loro è fonte di guadagno.

Di seguito vi metto il link dei luoghi in cui abbiamo dormito e nei quali ci siamo trovati benissimo per rapporto qualità/costo, posizione e gentilezza dei gestori:

Spero di esser stata utile. Si tratta di una meta relativamente vicina da raggiungere, un Paese da visitare e da amare, da ringraziare per quanto capace di avvolgere e arricchire, che consiglio di scoprire non appena potrete!