DOLCI/ Senza categoria

Tartellette pistacchio lampone e cioccolato

Le ricette che sono più elaborate talvolta spaventano, rubano tempo e richiedono più precisione e dedizione delle preparazione sciué sciué, va detto.

Come ogni cosa della vita, però, le salite portano a un panorama più bello e arrivati alla fatidica vetta ci si sente più realizzati, non credete? Io l’ho sempre sostenuto. Certo, so bene che non sempre si ha tempo a disposizione per cimentarsi in dessert più elaborati, magari però durante il fine settimana si può pensare di farlo  e vi posso assicurare, per queste tartellette così golose, il famoso effetto wow! Sono una vera delizia per gli occhi e per il palato.

Per questa ricetta ho usato alcuni prodotti della linea Home Bakery di BABBI, una vera garanzia. Troverete tutto nello shop online, si tratta di una linea  gluten-free di alta qualità dedicata alla pasticceria casalinga. Vi lascio anche il mio codice sconto  (valido per un acquisto di almeno 30 euro)

PEPERONCINO15

Di seguito vi invio la ricetta dettagliata, se la seguirete passo passo non potrete sbagliare!

 

TARTELLETTE AL CACAO CON FARCIA DI PISTACCHIO, GANACHE AL CIOCCOLATO, COMPOSTA DI LAMPONI E MERINGA ALL’ITALIANA

(dosi per 18/20 tartellette)

 

FROLLA CIOCCOLATO

280 g farina

40 g cacao amaro

90 g burro t.a.

50 ml olio mais

1 uovo

1 tuorlo

130 g zucchero semolato

1 cucchiaino colmo di pasta vaniglia BABBI

una punta di cucchiaino di bicarbonato

1 pizzico di sale

 

In una ciotola setacciare le polveri: farina, cacao, bicarbonato e sale. In un’altra ciotola spezzettare il burro, aggiungere lo zucchero semolato, l’olio, la pasta di vaniglia e le uova. Mescolare bene a mano o nell’impastatrice con il gancio a foglia. Aggiungere dunque le polveri e continuare a mescolare bene, deve risultare un impasto omogeneo.Avvolgere in pellicola e far risposare in frigo almeno un’ora.

 

FARCIA: crema frangipane al pistacchio con aggiunta di ricotta

40 g burro

50 g farina di mandorle

40 g zucchero semolato

70 g di pasta di pistacchio BABBI

300 g ricotta vaccina

1 tuorlo

1 cucchiaio di rum

 

Fondere dolcemente il burro. Togliere dal fuoco, in una ciotola amalgamare il burro fuso con la pasta di pistacchio, aggiungere lo zucchero, il rum e mescolare bene, deve presentarsi senza grumi.Aggiungere dunque la ricotta e il tuorlo. Amalgamare bene. Tenere da parte

 

MERINGA ALL’ITALIANA

2 albumi

80 g zucchero a velo

25 g di acqua

1 cucchiaino di pasta vaniglia BABBI

 

In un pentolino portare a bollore uno sciroppo con l’acqua e lo zucchero a velo. Deve raggiungere la temperatura di 110 gradi (se non avete il termometro orientativamente la temperatura sarà raggiunta dopo il bollore quando il liquido si riabbasserà e le bollicine saranno più piccole). Nel mentre montare a neve ben ferma gli albumi. Aggiungere dunque con le fruste elettriche la pasta vaniglia e lo sciroppo a filo, mescolando con le fruste elettriche. Appena il composto è stabile e leggermente raffreddato porre in frigorifero.

 

Cottura: accendere il forno a 170 gradi. Con l’aiuto di poca farina stendere la frolla e ritagliare con gli stampini la base per le tartellette, bucherellare con i rebbi di una forchetta. Riempire generosamente con la farcia.Infornare a forno caldo in modalità ventilato per 20 minuti circa. Sfornare e far raffreddare.

 

GANACHE AL CIOCCOLATO FONDENTE

cioccolato fondente 70% g 180

100 ml panna fresca

 

Spezzettare il cioccolato. Far arrivare a bollore la panna, togliere dal fuoco e aggiungere il cioccolato fondente m,escolando velocemente per ottenere una ganache priva di grumi. Tenere da parte.

 

TOPPING

composta di lamponi BABBI

granella di pistacchi BABBI

 

Assemblaggio: sformare le tartellette, cospargere con una generosa cucchiaiata di ganache al cioccolato centrale.

Mettere sempre al centro un cucchiaino di composta di lamponi.

Con l’ausilio di una sac à poche decorare a filo bordo con ciuffi di meringa all’italiana.

Cospargere dunque le tartellette con la granella di pistacchi.

EVENTI

Taste Pitti Immagine febbraio 2024

Anche questa volta non potevo perdermi l’edizione del Taste  che si è tenuta dal 3 al 5 febbraio 2024 presso la Fortezza da Basso a Firenze. Si tratta di un evento che mi piace molto e ho trovato l’edizione di quest’anno davvero ricca e  ben organizzata. 

Partecipare al Taste, assaggiare prelibatezze, conoscere la  storia di nuovi prodotti alimentari è davvero di grande interesse oltre che una meraviglia per gli occhi e il palato. Ho avuto il piacere di incontrare nuovamente aziende a me note e di scoprirne altre che mi va di raccontarvi e condividere in questo mio spazio.

Gli assaggi salati sono stati perlopiù di salumi e formaggi veramente di grande qualità.  Di seguito vi parlerò delle degustazioni che più ho apprezzato (alcune già testate nelle precedenti edizioni) e vi consiglio di curiosare nei vari link che vi ho inserito in questo articolo . 

Per i salumi: Grigio del Casentino , il prosciutto tagliato al coltello sul momento è di una bontà unica e la loro coppa per me è davvero superlativa. Ho apprezzato anche la loro simpatia e la loro idea d’azienda. I loro prodotti sono nati per concepire una carne sana, di qualità, etica, gustosa, in tutte le sue declinazioni, sia fresca, cotta e stagionata. 

Altre delizie salate sono quelle proposte dalla storica Gastronomia Marcolin di Padova, una tradizione familiare portata avanti dal 1985. Posso affermare che il loro baccalà mantecato è divino, ogni volta faccio il bis.

Allo stand di Latteria Moro di Moro Sergio ho degustato dei cioccolatini al formaggio e un macaron al carbone vegetale e formaggio che erano la fine del mondo. La loro azienda dal 1930 è la famiglia di affinatori di formaggi per eccellenza in quel di  Oderzo.

Altra realtà che ho ritrovato e che ogni volta incanta il mio palato è il Trombolotto di Simposio di Sermoneta. Si tratta di un infuso/olio aromatizzato, infatti il trombolotto è un limone autoctono del loro territorio, con quest’ultimo viene realizzato un profumatissimo olio pieno di tutte le migliori proprietà del limone e dell’oliva, buonissimo con il pane ma versatile per ogni preparazione culinaria. Io lo adoro, ha un gusto stupendo!

Devo anche dire di aver  bevuto molto bene, ho sorseggiato vini buonissimi, birre artigianali e amari veramente di pregio. Fra tutti mi ha particolarmente colpito una birra artigianale prodotta in Sicilia, a Cinisi in provincia di Palermo. Ho scelto di assaggiarne una con note agrumate di cui mi sono innamorata. Si tratta del Birrificio Bruno Ribadi, vi consiglio di farvi un giro online per acquistare le loro birre!

Fra le proposte dolci, mettendo agli atti che  sono una gran golosa, ce ne sono alcune che a mio parere meritano di esser messe in evidenza, sia per qualità che per storia imprenditoriale. 

Ho assaggiato dei gianduiotti e delle giaconette artigianali che sono un piccolo viaggio in paradiso. Basti notare la maestria del taglio e dell’incarto a mano, si tratta di A.Giordano di Torino, un negozio storico che lavora il cioccolato con una tecnica a mano per modellarlo e rendere ogni cioccolatino davvero unico. 

Mi preme presentarvi anche la deliziosa pasticceria di Antica Dulcinea, i loro amaretti morbidi, le chicche e i tartufi sono un’autentica bontà come anche le loro torte confezionate, fatevi un giro nello shop online e non rimarrete certo delusi…

Infine non posso non parlarvi delle squisitezze di Sprigioniamo Sapori. Qui mi sono pure innamorata dell’idea imprenditoriale. La cooperativa Sprigioniamo Sapori opera all’interno della Casa Circondariale di Ragusa, con un laboratorio di produzione di torroni, croccanti e di altri prodotti dolciari a base di mandorla, pistacchio e nocciola. La cooperativa aderisce all’agricoltura biologica e i loro prodotti della cooperativa sono certificati da ICEA (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale). Vi consiglio davvero di acquistare i loro prodotti che oltre ad essere ottimi hanno una bella finalità sociale e di impatto ambientale.

Come sempre passare una giornata al Taste è veramente un gran bel viaggio  e consente di conoscere prodotti e aziende che sono davvero un’eccellenza per il nostro Paese. Rimango sempre incantata dalla passione di chi riesce a tenere alta la qualità della nostra cultura  culinaria.  Quest’anno mi sono portata a casa ancor più un pensiero importante. Tutti dovremmo fare in modo di proteggere i nostri prodotti italiani e dovremmo scegliere ciò che mangiamo facendo attenzione alle caratteristiche e provenienza del prodotto, alla filiera, alla distribuzione nonché alla realtà aziendale e alle scelte sostenibili messe in atto. Abbiamo un patrimonio di eccellenze di cui vantarci da proteggere e un pianeta, l’unico a nostra disposizione, da preservare.

 

 

 

DOLCI

Torta Caprese

Eccomi tornata in questo nuovo anno. Ogni nuovo inizio mi carico di obiettivi personali che mi fanno sentire in pace con me stessa, indipendentemente da quanto poi io riesca effettivamente a realizzarli. Ho proprio necessità di pormi nuovi traguardi, per migliorami ed essere un po’ soddisfatta di me. Nonostante ciò, con la maturità, ho acquisito anche la preziosa capacità di riuscire a perdonarmi anche i momenti di “poca carne al fuoco”, e credo sia una conquista importante.

Torno con una golosissima torta della tradizione partenopea, la torta caprese. Si narra che ad inizio del secolo scorso, a Capri in un laboratorio artigianale, un cuoco di nome Carmine di Fiore ha dato vita involontariamente a questa torta capolavoro. Alle prese con la preparazione della torta, forse per distrazione, commise un errore, ovvero si dimenticò di aggiungere la dose di farina necessaria per completare l’impasto della torta. La mise in forno  senza accorgersene e, a fine cottura, presa coscienza della dimenticanza,  la torta non risultò un fallimento ma una vera  prelibatezza : morbida al centro e croccante fuori e conquistò tutti. Quando si dice che certi sbagli portano a strade inaspettate… 

La torta caprese, tripudio di cioccolato e mandorle, è davvero deliziosa e naturalmente gluten free, oltretutto è di semplice esecuzione! Provar per credere …peraltro quella che vi consegno è, a mio avviso, una ricetta perfetta!

 

TORTA CAPRESE

Caratteristiche: Crosticina esterna e umida all’interno. Non contiene farina. Montare gli albumi a neve è importante per dare la giusta consistenza, sono altresì importanti i tempi di cottura che non devono eccedere.

Ingredienti

(per una tortiera da 18/20 cm diametro)

  • 180 gr di farina mandorle 
  • 130 gr di cioccolato fondente di ottima qualità
  • 100 gr di burro 
  • 3 uova medie
  • 120 gr di zucchero semolato
  • buccia grattugiata di 1/2 arancia
  • 2 cucchiai  di Rum
  • zucchero a velo per decorare

Procedimento

Sciogliete a bagnomaria il cioccolato spezzettato insieme al burro. Mettete su fuoco a fiamma bassa girando costantemente fino ad ottenere un composto liscio e privo di grumi. Tenete da parte.

Separate i tuorli dagli albumi. Montate con le fruste elettriche per qualche minuto i tuorli con metà dello zucchero e la buccia d’arancia grattugiata, fino ad ottenere un composto più chiaro e spumoso. Aggiungete il rum e il composto con il cioccolato fuso. Aiutatevi con le fruste elettriche per montare il composto e renderlo liscio e vellutato. Aggiungete la farina di mandorle o le mandorle pelate ridotte in polvere. Questa volta amalgamate il composto  molto bene con una spatola. Il composto risulterà denso.

Procedete adesso montando gli albumi a neve ben ferma, aggiungete il restante zucchero e continuate a montare con le fruste elettriche.

Adesso aggiungete gli albumi al composto, amalgamateli con la spatola dal basso verso l’alto, cercando di non smontare il composto. Alla fine l’impasto sarà  vellutato e gonfio.

Versate il composto ottenuto nello stampo imburrato e infarinato (se volete mantenere la caratteristica gluten free usare l’apposito staccante). Accendere il forno a 180 gradi (io ho usato la modalità ventilata ma andrebbe usato statico). Cuocere nella parte bassa per circa 30/35 minuti. Fate la prova stecchino poiché non deve seccarsi, ma rimanere umida all’interno.

Lasciate raffreddare in teglia per almeno un’ora. A questo punto sformatela e cospargetela con lo zucchero a velo.

Se la consumate il giorno successivo risulterà ancora più buona!

 

 

DOLCI

Pandoro al cioccolato

Nel periodo natalizio si amplificano i ricordi e talvolta arriva un po’ di nostalgia. Non faccio mistero di quanto io senta la mancanza dei periodi in cui davvero si leggevano i blog, ci si soffermava su preparazioni, ricette più strutturate e impegnative e si condividevano conoscenze e imparavano nuove cose.

Con l’avvento selvaggio social del tutto e subito, facile e veloce, nessuno si cimenta più in letture reali e tutto deve essere visualizzato e incamerato velocemente, una sequenza in velocità che distrae dalle corse quotidiane ma che spesso non dà affezione e non è formativo per un appassionato di cucina. Immagini, video di pochi secondi, ricetta pronta, via ad un altra ricetta…

Bisogna adeguarsi al cambiamento, ai tempi. Si tratta di evoluzione inarrestabile talvolta.

Credo però, che talvolta per fare un passo avanti occorrerebbe farne uno indietro, talvolta tornare a buone abitudini servirebbe, ne gioveremmo. Ovviamente rimane un mio pensiero che condivido qui, nello spazio che più mi è caro.

Adesso la ricetta, che avevo visto da una cara amica molto brava coi grandi lievitati e che poi ho fatto mia. Quando si parla di grandi lievitati si parla senza dubbio di preparazioni non semplici e sicuramente un po’ complicate. Se avete un po’ di dimestichezza sappiate che seguendo la ricetta passo passo otterrete un ottimo risultato e l’effetto wow sarà garantito!

Mi metto avanti, vi auguro davvero di passare delle giornate con attorno chi amate, son sempre le persone che contano, non certo le cose. Vi auguro di riuscire a condividere con generosità e gentilezza, che la condivisione è la più grande ricchezza per noi stessi e indice del nostro valore.

Auguri di cuore

 

 

PANDORO AL CIOCCOLATO

Note importanti: stampo per pandoro, impastatrice, pasta madre forte (ovvero rinnovata almeno 3 volte con la stessa farina che userete per il pandoro nelle 48 ore precedenti)

partenza ad esempio sabato ore 18:00

 

Primo impasto

245 g farina per grandi lievitati (almeno W320)

100 g di pasta madre solida

90 g burro (di ottima qualità, meglio francese o danese)

60 g di acqua

30 g di albume (circa 1)

75 g di zucchero semolato

75 g di tuorli (circa 3 /4)

sale un pizzico

 

Emulsione aromatica

10 g di burro sciolto

8 g di miele di acacia o millefiori

semi di mezza bacca di vaniglia

½ cucchiaino di cannella in polvere

scorza di un’arancia bio grattugiata

 

Procedimento

Partite preparando l’emulsione. Amalgamate bene tutti gli ingredienti, coprite con pellicola e riponete in frigo fino all’utilizzo.

Passate al primo impasto. Nella ciotola dell’impastatrice sciogliete lo zucchero in acqua, aggiungete l’albume, la pasta madre a pezzi e iniziate ad impastare con il gancio a foglia. Dopo un minuto aggiungete la farina. L’impasto risulterà grezzo, grumoso, cercate di far prendere corpo.

A questo punto iniziate ad inserire i tuorli in tre volte, avendo cura che ogni volta siano ben assorbiti. Sostituite la foglia con il gancio e continuate ad impastare, non superate la velocità 2.

Adesso aggiungete il burro sempre in tre volte. Dovrà formarsi il velo, bello resistente, l’impasto deve risultare incordato.

A questo punto far livitare in un recipiente coperto da pellicola a non più di 28° (io in forno con lucetta accesa) per 12/14 ore circa.

 

Secondo impasto

ore 8:00 del secondo giorno

 

tutto il primo impasto

100 g farina per grandi lievitati (almeno W320)

25 g cacao amaro in polvere

80 g burro (di ottima qualità, meglio francese o danese)

30 g di pasta gianduia (io Babbi)

80 g di tuorli (circa 4/5)

40 g di acqua

30 g di zucchero semolato

10 g di cioccolato bianco (sciolto a bagno maria)

2 g sale

120 g di gocce di cioccolato fondenti

 

Procedimento

Partite riponendo il primo impasto in frigo almeno un’ora prima dell’utilizzo.

Setacciate bene assieme cacao e farina. Nella ciotola dell’impastatrice sciogliete lo zucchero in acqua, aggiungete la farina e il cacao, iniziate ad impastare con il gancio.

Adesso aggiungete in una volta tutto il primo impasto freddo più l’emulsione aromatica preparata.

Impastate per circa 15 minuti a velocità 2, passaggio importante per l’impasto.

A questo punto iniziate ad inserire i tuorli in tre volte, avendo cura che ogni volta siano ben assorbiti. Procedete aggiungendo il cioccolato bianco e il burro sempre in tre volte. Infine aggiungete la pasta gianduia e il sale. Dovrà formarsi un velo strutturato, trasparente.

A questo punto ribaltare l’impasto su un vassoio (io d’acciaio) imburrato, tenere scoperto per 35/40 minuti pirlandolo almeno 3 volte (per la pirlatura se non conoscete la tecnica vi suggerisco di guardare in rete). Dopo le pirlature far livitare altri 15 minuti.

Trasferite dunque nello stampo ben imburrato e coprite con pellicola. Fa lievitare a 26° (in forno con lucetta accesa) per 6 ore circa. L’impasto dovrà raggiungere un cm dal bordo.

Cuocere quindi in forno caldo a 160° (io in modalità ventilato) per 35/40 minuti. Se notate che la superficie si scurisce troppo coprite gli ultimi 5 minuti con la carta d’alluminio.

Far raffreddare almeno un’ora prima di sformarlo.

 

Glassa al caffé (facoltativa)

80 g di zucchero a velo

caffè ristretto q.b.

 

Una volta sformato e raffreddato potete procedere a guarnirlo con la glassa al caffè.

Mescolate lo zucchero a velo con il caffè mettendone mezzo cucchiaino per volta e mescolando affinché risulti una glassa della giusta consistenza per essere colata sopra.

DOLCI

Castagnaccio toscano

La farina di castagne è stata in tempi remoti un validissimo aiuto nutrizionale, basti pensare che anticamente il castagno era anche chiamato “albero del pane” proprio per le caratteristiche altamente nutritive dei suoi frutti.

La mia famiglia materna ha origini montanine, ragion per cui in casa mia la farina dolce non è mai mancata. Abbiamo anche avuto la fortuna di averne di ottima qualità, fatta con castagne del territorio lavorate e seccate come tradizione comanda.

Devo dire che io amo più gustarmi le castagne cotte, frugiate (o bruciate che dir si voglia) o ballotti, e meno le preparazioni con la farina di castagne. Tuttavia necci, frittelline dolci e il mitico castagnaccio, mai possono mancare in autunno nella mia casa. Specialmente del castagnaccio son golosi mia mamma e mio marito, per loro è davvero un dolce irresistibile.

La ricetta è semplice, veloce e metterà d’accordo tutti poiché naturalmente vegana, vegetariana, gluten free e senza aggiunta di zuccheri ulteriori. Cosa chiedere di più? Credo vi resti solo di provarla se non la conoscete 😉

Castagnaccio toscano

(teglia di 20×30 oppure di diametro di 26 cm)

farina di castagne g 400

acqua ml 500

uvetta g 70

pinoli g 40

8 noci (gherigli tritati)

rosmarino

una punta di cucchiaio di bicarbonato (facoltativa)

olio extravergine di oliva

 

Procedimento

Per prima cosa mettete in ammollo l’uvetta.

Setacciate bene la farina di castagne e la punta di bicarbonato (si può eventualmente omettere ma ha il suo perché) e aggiungete pian piano l’acqua. Mescolate bene per ottenere un impasto liscio che cade a nastro.

Aggiungete dunque l’uvetta bene strizzata, pinoli e noci, poco rosmarino tritato, e amalgamate.

Ungete bene la teglia dove verserete il vostro impasto. Decorate la superficie con rosmarino, pinoli e noci e un bel giro di olio.

Infornate a forno caldo in modalità ventilata a 200 C per circa 15/20 minuti (non deve abbrustolirsi).

Servite tiepido e tagliato con i tipici quadrotti. Si accompagna bene a dell’ottima ricotta fresca.

DOLCI

Torta di grano saraceno

Ho imparato ad amare l’autunno in età adulta. Da bambina non era una stagione da me molto apprezzata…la trovavo infinitamente triste, le giornate più corte e spesso piovose. Adesso non è così. Specialmente il mese di ottobre entra fra i miei preferiti, la luce del giorno più ambrata, i colori accesi degli alberi con foglie dalle tonalità calde, il ritorno del forno acceso e anche delle candele profumate in casa. L’autunno è una stagione che insegna a lasciar andare, proprio come gli alberi, tutto ciò che più non serve alla nostra crescita o che ci migliora.

Beh, dopo tale premessa in cui affermo che si riparte con l’accensione del forno per cucinare le buone torte da credenza (anche se le temperature ancora inadeguatamente estive non sarebbero idonee), oggi condivido una torta che adoro e che fa parte della tradizione dolciaria del nord Italia, in particolare del mio amato Trentino Alto Adige. Si tratta della torta al grano saraceno con confettura di lamponi, una torta dal sapore aromatico e rustico che mi è sempre piaciuta e che è pure gluten free per cui davvero adatta alla colazione di tutti!

torta di grano saraceno e lamponi

Torta al grano saraceno e confettura di lamponi

(per 8 pp. – stampo 20 cm diametro)

Ingredienti

150 g farina di grano saraceno

150 g farina di nocciole (o mandorle)

140 g di zucchero semolato

120 g di burro semi fuso

2 uova grandi 

1 cucchiaio di grappa

1 cucchiaino colmo di bicarbonato di sodio

sale un pizzico

2 cucchiai di acqua tiepida (eventuale)

per guarnire

200/250 g confettura di lamponi

zucchero a velo

 

Procedimento

Montate gli albumi  a neve ben ferma e mettete da parte. In un’altra ciotola lavorate il burro semi sciolto con lo zucchero ed il pizzico di sale fino ad avere un composto omogeneo e spumoso. Unite la grappa e un tuorlo alla volta fino ad avere una crema omogenea. Aggiungete le farine a questo punto: la farina di grano saraceno, la farina di nocciole e il bicarbonato e mescolate bene.  Il composto risulterà corposo ed è normale, eventualmente aggiungete i due cucchiai di acqua tiepida. Mescolate bene  con spatola.

Unite adesso gli albumi montati ed incorporateli delicatamente con la spatola. Versate l’impasto in uno stampo da 20 cm imburrato ed infarinato con farina glutine free (oppure usate lo staccante spray). Cuocete in forno preriscaldato a 170° ventilato per circa 40 minuti, vale sempre la prova stecchino che deve uscire asciutto.

Fate raffreddare bene la torta. Tagliatela a metà in modo preciso per poterla farcire. Farcite dunque con la confettura di lamponi e decorate con zucchero a velo.

 

 

TRAVEL

Grecia on the road in 7 giorni

Meteora Grecia monastero

Un viaggio di quelli belli, quelli che più di altri rimarranno scolpiti nei ricordi. Specialmente adesso, che i figli son grandi, quando c’è la possibilità di viaggiare ancora tutti insieme mi sento grata, è un bagaglio che non pesa affatto, pieno di felicità che si riporta a casa…

Come siete abituati a leggere nelle pagine di questo blog i nostri sono viaggi molto itineranti e fisicamente impegnativi. La nostra idea di viaggio perfetto è scoprire più luoghi possibili non facendo i turisti ma i viaggiatori, zaino in spalla e via, on the road, facendo prevalere entusiasmo e voglia di conoscere  a dispetto della stanchezza. Questo è il nostro relax, la scoperta continua di nuove meraviglie e culture. Ogni volta scegliamo in famiglia insieme la meta, poi ho carta bianca  per tutta  l’organizzazione con itinerario, pernottamenti e visite. Ammetto che talvolta arriva qualche prevedibile e comprensibile imprecazione per i ritmi sostenuti della vacanza, tuttavia sono spot brevissimi e prevale la soddisfazione per un viaggio vissuto esattamente come siamo abituati per sentirci felici e appagati.

Questo nostro viaggio itinerante è stato perfetto per conoscere ed esplorare la Grecia continentale, ci siamo soffermati anche nei luoghi meno conosciuti dal turismo di massa e ci ha fatto assaporare questa nazione nella sua parte un po’ meno inflazionata rispetto alle spiagge da cartolina a cui tutti siamo abituati, una bella avventura on the road.

baia a Capo Sunio

Acropoli di Atene

Abbiamo volato da Fiumicino ad Atene e abbiamo frullato per 7 giorni con temperature poco ortodosse (se si può dire) e molti spostamenti non sempre rilassanti. La città di Atene, che è davvero il cuore pulsante della Grecia,  mi era stata presentata in modo molto diverso da come invece l’ho trovata, di cui mi sono innamorata peraltro. Si tratta di una grande città con grandi numeri e un traffico non banale, eppure anche nel caos mi è parsa ordinata, accogliente, pulita nonostante la popolosità. Si è presentata una capitale dall’atmosfera frizzante e molto giovane (mio marito direbbe “per forza, in giro trovi solo i giovani perché i vecchi non possono farcela ad attraversare la strada con un simile traffico! 😀 ) si è fatta amare fin dal primo sguardo, con i suoi colori, i palazzi dai terrazzi con piante che sbucano ovunque e i gatti che popolano i marciapiedi, Atene è una città da vivere a corsa e a passo lento al tempo stesso.

Ecco il nostro viaggio in luglio 2023:

giorno 1: arrivo ad Atene praticamente di notte a  causa  del ritardo del volo aereo (mica penserete ad un giorno perso? Nooo, abbiamo girellato nei dintorni di Fiumicino e poi ci siamo divertiti in aeroporto), ritiro auto a noleggio e sistemazione per la notte in appartamento vicino all’aeroporto (a letto alle 2)

giorno 2: (450 km) partenza da Atene ore 7,30, temperatura di 45 gradi reali e percepiti pure di più, in direzione nord, sosta a Delfi per vedere le famose rovine il tempio di Apollo e il tempio di Atena , poi ripartenza verso il museo a Termopili e passaggio da Lamia (questi ultimi due luoghi non li abbiamo trovati granché interessanti, forse un po’ demotivati per il caldo assurdo). Arrivo nel tardo pomeriggio a Kalambaka/ Kastelia, luoghi magici. Il nostro appartamento godeva di una suggestiva vista sulle falesie di arenaria dove sono edificati i monasteri. La sera siamo partiti in cerca della vista panoramica di Meteora con il calar del sole, suggestione e stupore puro. Poi prima di fiondarsi nel letto ci siamo goduti una cena tipica greca.

Delfi – Tempio di Apollo

Meteora – Monastero Varlaam

giorno 3: (250 km) partenza al mattino presto per la stupenda strada panoramica che collega tutti i monasteri a Meteora che letteralmente significa in mezzo all’aria, si tratta di una località molto conosciuta della Grecia settentrionale, importante e imponente centro della Chiesa ortodossa, dichiarata patrimonio dell’umanità mio trovo davvero si tratti di un patrimonio di rara bellezza. Solo sei monasteri ad oggi sono ancora abitati. Abbiamo passeggiato, fatto soste foto da togliere il fiato e visitato all’apertura il Monastero di Varlaam, veramente stupendo. Abbiamo trascorso tutta la mattina a zonzo in quei luoghi di una bellezza unica. Poi pranzo a Kalambaka e partenza per Itea, una località costiera non turistica circondata da montagne, con una spiaggia all’interno del Golfo di Corinto dal mare ciottoloso e molto calmo, un luogo rilassante con un lungo mare davvero carino. Qui abbiamo soggiornato in un hotel (l’unico di questi giorni) direttamente sulla spiaggia, con camere con terrazzo vista mare e di cui ricorderemo la perfetta accoglienza, il profumo di mare e i sorrisi. Itea peraltro ha un lungomare ricco di localizzi molto carino, infatti abbiamo optato per una cena di pesce sul mare.

Meteora panorama da strada panoramica

cena lungomare a Itea

Itea – chiesa ortodossa

giorno 4: (220 km) mattinata lenta, buona colazione locale e un po’ di relax al mare. Subito dopo pranzo siamo partiti per Atene. Sistemazione nel nostro appartamento in zona residenziale (Pangrati) adiacente allo stupendo stadio Panathinaiko  ed al centro della città e in serata salita sulla collina di Lycabettus con funivia. Da questa collina si può godere di una vista superlativa di tutta la città e soprattutto dell’Acropoli che vista da lì toglie il fiato, un panorama pazzesco. Poi siamo rientrati ed abbiamo cenato in un localino chic senza sembrarlo vicino al nostro appartamento.

Itea – mare nel Golfo di Corinto

Panathinaiko

vista serale dalla collina di Lycabettus

tramonto collina di Lycabettus

giorno 5: (350 km) partenza per visitare una grande opera di ingegneria di fine 1800, l’Istmo di Corinto che unisce la Grecia continentale alla penisola del Peloponneso, separando il Mar Ionio dal Mar Egeo. Imperdibile, una vista mozzafiato. Poi abbiamo proseguito per visitare Corinto antica con  il suo sito archeologico e poi abbiamo fatto una breve sosta a Loutraki, famosa località balneare a nord-est di Corinto. Siamo poi ripartiti senza farci frenare dal caldo verso Capo Sunio, il suo tempio di Poseidone a picco sul mare è davvero spettacolare. Prima di accedere  al tempio ci siamo concessi il più bel bagno di questa vacanza. Abbiamo trovato una caletta limpida e selvaggia che era accessibile da un sentiero immerso nella vegetazione, una piccolissima baia tutta per noi, cambio costumi, un tuffo rinfrescante e pronti per riaffrontare la calura! Siamo poi rientrati ad Atene passando per il Pireo e sosta obbligata al palazzetto  e allo Stadio della pace e dell’amicizia lì in zona. Cena greca nel nostro quartiere.

Istmo di Corinto

Corinto antica

giorno 6: (quasi 17 km) tutto il giorno dedicato alla città di Atene rigorosamente a piedi. Sveglia alle 6,45 direzione Partenone, che apre alle 8 in questo periodo, per non fare la coda sotto il sole. Inutile dire che già al mattino presto l’affluenza è notevole ma altrettanto notevole è la maestosità e meraviglia di un simile sito. Davvero un luogo da vedere una volta nella vita! Poi abbiamo proseguito alla volta di quartieri adiacenti. Anafiotika sono vicoletti situati ai piedi dell’Acropoli, è impressionante quanto risultino isolati rispetto alla città, le viuzze bianche sono immerse nella pace e nel silenzio come fossero un piccolo rifugio. Poi abbiamo camminato in direzione Piazza Syntagma, polo centrale del centro città dove abbiamo assistito al cambio della guardia. Abbiamo dunque proseguito per le vie turistiche e deliziose di Monastiraki. Non potevamo esimerci da una visita al Mercato Municipale Centrale dove la vita del commercio è verace e pulsante con il suo mercato del pesce e carne (peraltro segnalo in zona carne il ristorante Epirus molto tradizionale). Abbiamo poi pranzato in una terrazza panoramica e un po’ chic dell’hotel Pallas lì vicino, ogni tanto non disdegno la comodità più ricercata purché non sia snob, i prezzi sono assolutamente accessibili nonostante lo standard superiore e il relax fresco in una giornata impegnativa ci ha fatto bene. Dopo pranzo visita al Museo Archeologico Nazionale di Atene, il più grande della Grecia, dove abbiamo potuto ammirare fra le altre cose la maschera d’oro di Agamennone (da sempre vista nei libri di storia), qui un po’ di presentazione. Un museo grande e ricco di opere di arte ellenica, merita senza dubbio. Stanchi ma ancora combattivi abbiamo attraversato il quartiere politico Kolonaki della città per poi rientrare con le gambe un po’ pesanti ma gli occhi pieni di bellezza al nostro appartamento. Ultima cena ad Atene in una delle piazze più vive del nostro quartiere.

Partenone

Anafiotika

Mercato comunale ad Atene

Museo Archeologico Nazionale – maschera di Agamennone

giorno 7: (50km) colazione ateniese, visita al quartiere Exarchia caratterizzato da murales a sfondo politico ovunque, librerie anarchiche e in cui si respira un’atmosfera dissidente e alternativa, oltrepassare la linea invisibile che divide questo quartiere da quelli adiacenti è come saltare al di là di un confine, sicuramente è un punto di vista della città non convenzionale, merita la visita. Poi rimessi in viaggio, sosta allo Stadio Apostolos Nikolaidis e siamo tornati a riportare l’auto che ci ha scarrozzato in queste belle giornate e ci siamo avviati in aeroporto.

quartiere Exarchia

stadio Apostolos Nikolaidis

Adesso che ho messo nero su bianco tutto mi rendo conto che sia un tour davvero tosto, però vi garantisco che merita davvero. È stato un viaggio che sicuramente ha superato le aspettative che avevo, che consiglio e che mi ha lasciato davvero dei bei ricordi e tanta bellezza. Se vi capita l’occasione partite per la Grecia e scopritela al di là delle classiche isole famose per la vita di mare, credo davvero che meriti molto e che regali grandi emozioni, se poi viaggiate con chi amate sarà tutto amplificato <3 .

Parliamo anche della cucina greca? Beh che dire, un mix di sapori decisi e sicuramente appetitosi, forse un po’ monotona rispetto alla varietà a cui siamo abituati, tuttavia noi abbiamo davvero mangiato bene: Siamo abituati ai prodotti più conosciuti: lo yogurt greco, il miele e l’olio.

Piatti tipici: Insalata greca: pomodori, cetrioli, cipolla, peperoni, feta e origano.  Zatziki: Salsa di yogurt con cetriolo ed aglio. Tyropita: Pasta ripiena di formaggio feta. Spanakotiropites: Calzone con formaggio e spinaci. Saganaki: Formaggio fritto. Il famoso Souvlakispiedino in greco da souvla (spiedo) e aki (che significa “ino”) che può essere di maiale o pollo. Il Pita Gyros, simile al kebab ma tipico greco, anche questo può essere sia di pollo che di maiale e viene inserito in una specie di “piadina cicciotta” tipica della terra ellenica. Per quanto riguarda i dolci: Baklava greca: il più famoso tra i dolci greci, anche se di origine turca, si tratta di una torta preparata sovrapponendo strati di pasta fillo alternati a mandorle tritate e miele greco. Kataifi: racchiuso in una matassa di pasta fallo croccante, anche questo a base di frutta secca e miele.

antipasto greco con olive

insalata greca con feta

kataifi

 

INFORMAZIONI PRATICHE PER IL VIAGGIO:

  • voli: fissateli con largo anticipo cercando le migliori offerte. Noi abbiamo volato con Ryanair con solo una zaino a testa (le zingarate convenienti che mi piacciono se ben organizzate), risparmio economico e di tempo.
  • per la Grecia sarà sufficiente solo la carta di identità, ma consiglio sempre di portare il passaporto.
  • prima di ogni viaggio all’estero suggerisco sempre di registrarsi al sito della Farnesina che ne terrà di conto qualora ci fossero problemi e vi contatterà per aggiornamenti via sms. A noi è successo più volte, quest’anno il problema erano gli incendi seppur noi non ne abbiamo trovati, per fortuna.
  • orario: è un’ora in più rispetto all’ora italiana.
  • la copertura sanitaria è garantita dalla tessera sanitaria. Se avete particolari problemi di salute vi suggerisco comunque di stipulare una polizza sanitaria.
  • non abbiamo trovato pressoché nessuno che parlasse italiano, tuttavia anche nei paesini quasi tutti parlano un buon inglese.
  • se dovete noleggiare un auto vi consiglio di farlo dall’Italia controllando bene tutte le condizioni, non fatevi ingannare dalle super offerte, vi consiglio di spendere un po’ di più ma coprire la franchigia, la guida in Grecia è tutt’altro che agevole e non hanno molta cura delle auto per botte e graffi. Attenzione: calcolate sempre che la vostra carta di credito a garanzia verrà bloccata per una cifra attorno ai 1000 euro che vi rientreranno sbloccati dopo una quindicina di giorni se tutto fila liscio.
  • il traffico e la viabilità: Atene necessita di grande capacità, Marco (mio marito) è molto abile e si è districato molto bene nonostante il caos e parcheggi improponibili, io sarei stata in difficoltà. Sempre per la città di Atene da considerare che le strade sono  una salita e una discesa continua e i motorini sbucano ovunque, pure sui marciapiedi. Le autostrade sono buone e il pedaggio si paga anticipato. Le strade extraurbane, che sono molte, non hanno molti servizi e spesso sono completamente isolate per km, siate previdenti con la benzina e muovetevi con il navigatore. Usando Google Maps vi troverete bene.
  • sicurezza: buona ovunque, anche ad Atene non ci siamo mai sentiti in difficoltà.
  • sicurezza alimentare: nessun problema con l’acqua, peraltro spesso nei ristoranti viene servita in caraffa quella del rubinetto.
  • Accessibilità: purtroppo per i disabili devo dire che si tratta di un viaggio poco fattibile, ho incontrato moltissime barriere architettoniche e, ad esempio, a Meteora la visita ai monasteri non è possibile.
  • Musei e siti archeologici: se esibite il passaporto, in quanto membri della Comunità Europea, tutti i giovani sotto 25 entrano gratuitamente ovunque. Ottima cosa per le famiglie!
  • per la visita ai monasteri di Meteora informatevi bene su giorni di chiusura e orari. Tutti i monasteri hanno caratteristiche diverse. Qui potete informarvi.
  • visita dei grandi siti archeologici: se andate d’estate mettete in conto temperature molto elevate, ragion per cui gli orari di apertura possono subire variazione, esempio la chiusura nelle ore più calde, i siti non sono aggiornati
  • ristoranti: si mangia bene un po’ ovunque a prezzi molto contenuti rispetto ai nostri. Per scegliere il locale giusto affidatevi ai consigli dei locali.
  • copertura WI-FI buona pressoché ovunque.
  • prese elettriche senza necessità di adattatore.
  • questa volta ho prenotato tutti gli hotel tramite Booking con cancellazione gratuita, mi sono trovata molto bene ed ho trovato un ottimo rapporto qualità prezzo. Di seguito quelli da me scelti con i punti forti riscontrati:

Joan’s airport apartment: (Artemida) appartamento senza troppi fronzoli ma funzionale in zona vicina all’aeroporto, seppur non facile da trovare con il navigatore.  La  signora Joan tuttavia è stata davvero molto ospitale, noi siamo arrivati di notte e ci ha accolto con grande gentilezza e disponibilità.

Guesthouse Kastelia: (Kalambaka) un appartamento stupendo con vista superlativa, l’host gentilissima e parlava un ottimo inglese, molto disponibile nel fornire consigli utili. 

Trocadero Boutique hotel: (Itea) l’unico hotel di questo viaggio. Bello, pulito e accoglienza davvero lodevole. Situato direttamente sul mare con camere terrazzate vista mare, buona e varia anche la colazione, super consigliato.

Olympus residence: (Atene) appartamento situato in un quartiere delizioso adiacente al centro, pulito, accogliente e funzionale. Ottimo servizio di reparto laudry e palestra ben attrezzata. Perfetti  check-in e check-out. Ci tornerei senza dubbio.

Spero che i miei consigli di viaggio vi siano utili e se volete sarò ben lieta se vorrete condividere questo mio post. Viaggiate se potete è il mio augurio più grande!

 

 

DOLCI

Zuccherini di Porretta

So bene di esser meno presente su queste pagine, cercherò di farmi perdonare con la qualità di ciò che propongo. Credo che poche delle ricette di cui ho scritto mi catapultino nella mia infanzia quanto questa. Devo altresì dire che non amavo particolarmente questi dolcetti da bimba, ho iniziato poi ad adorarli crescendo e sentendo quanto mi riportassero a profumi “materni” legati a mia nonna.

Tipici dell’Appennino tosco emiliano e del bolognese, erano dolcetti tanto cari a mia nonna che ogni volta che si recava a Porretta Terme ne riportava a casa per gustarli. Si tratta di ciambelline dolci tradizionali che venivano preparate per  feste e occasioni importanti come i matrimoni. Tipica la loro forma ad  anello nuziale che volevano regalare felicità e prosperità agli sposi novelli. 

La preparazione è fatta di ingredienti semplici che regalano a queste ciambelline un sapore genuino e dal profumo di anice da me tanto amato. Hanno anche la bella qualità di conservarsi per diversi giorni rimanendo buonissime.

Zuccherini 

Ingredienti

  • 170 g di farina
  • 30 g olio di semi
  • 50 g zucchero
  • 1 uovo grande
  • 1 cucchiaino di semi di anice
  • 1 cucchiaino raso di bicarbonato di sodio
  •  un pizzico di sale
  • Per la glassa:
  • 1 cucchiaio di liquore all’anice
  • 2 cucchiai di acqua
  • 120 g zucchero
  • 2 cucchiaini di amido di mais

Preparazione

Sbattete l’uovo con lo zucchero fino ad avere un composto omogeneo. Aggiungere l’olio pian piano ed amalgamare.

Aggiungere setacciati sia la farina che il bicarbonato e mescolare per ottenere un impasto omogeneo e compatto.

Unire i semi di anice ed il sale.

A questo punto staccate delle porzioni di impasto e arrotolatele dando una forma allungata di un cm circa e formate delle ciambelline.

Disponete le ciambelline distanziate su una teglia ricoperta di carta da forno e infornate a forno caldo a 170° per 15 minuti circa in modalità ventilata.

Preparate la glassa in una casseruola, mettete lo zucchero, il liquore di anice e l’ amido di mais insieme e portate ad ebollizione fino alla formazione di un composto  denso.

Una volta pronta  la glassa spegnete il fuoco e tuffate gli zuccherini cotti nella casseruola in modo che  la glassa vada a ricoprirli bene.

Disponeteli ad asciugare bene su di una grata avendo cura di tenerli ben distanziati.

Se riposti in un contenitore ermetico si conserveranno per circa un mese.

 

TRAVEL

Rodi (Grecia) in aprile

Viaggiare è una delle mie più grandi passioni nonché della mia famiglia. Siamo dei viaggiatori incalliti, ragion per cui quando ci è possibile partiamo sempre volentieri, in ogni stagione dell’anno. Viaggiare significa scoprire che tutti hanno torto riguardo agli altri paesi, significa aprirsi alla comprensione ed alla cultura, e quindi aprire il proprio cervello e soprattutto il proprio cuore.

Ma parliamo della bella Rodi, merita visitarla fuori stagione? Assolutamente sì. Siamo appena rientrati da una breve vacanza nell’isola di Rodi in aprile e sono state delle bellissime giornate. L’isola di Rodi ha un clima piacevole in ogni stagione dell’anno e anche in primavera si presta ad esser visitata, anzi è pure preferibile da scoprire in bassa stagione poiché scevra della ressa dei turisti tipica dell’estate.

Rodi è la più grande e orientale delle isole del Dodecaneso e del Mar Egeo, si trova vicinissima alle coste turche. È un’isola storicamente  famosa per il Colosso ed i Cavalieri di San Giovanni, dal punto di vista naturalistico si fa ricordare per le sue scogliere rocciose, per i suoi tratti ancora piacevolmente selvaggi, le sue spiagge di sabbia dorata, il mare cangiante dal cristallino al turchese e la natura rigogliosa.

Abbiamo scelto di soggiornare in una località balneare molto carina: Ialyssos beach che si trova in un punto strategico, vicina sia a Lindos che a Rodi città e comodissima per la vicinanza all’aeroporto. Rodi non è certo un’isola minuscola tuttavia si riesce a girare bene con un’auto, peraltro a me piace molto ammirare i luoghi on the road. Adoro le strutture collocate direttamente sul mare, svegliarsi e addormentarsi con il profumo della brezza marina è vacanza ancor più.

Lindos è il punto più conosciuto dell’isola, croce e delizia dei luoghi più visitati. È certo un luogo che trasuda storia e antiche gesta ma sicuramente è anche ben “ricostruito” per il turista, tuttavia merita il viaggio e rimane ineludibile. Ci si trova di fronte all’unico villaggio “cicladico” dell’isola, ai piedi di un’affascinante acropoli che ci ha incantato. Si può salire all’acropoli a piedi o in sella ad un ciuchino, e certamente la salita sulle pietre lisce e scivolose vale la fatica. I vicoli bianchissimi del villaggio sono tanto turistici quanto deliziosi, ci si perde volentieri fra negozietti e colori.

Il mare dell’isola, che risulta ancora piacevolmente selvaggia,  è splendido e i suoi colori cangianti si notano non soltanto nelle spiagge più famose come quella dell’arenile di Faliraki o quella  privata Grand Bleu (la foto in evidenza) ma anche nel porto di Rodi town, dei colori unici!

Mi sono innamorata di Rodi città, passeggiare fra le sue mura e vicoli mi è piaciuto moltissimo.  Un miscuglio di città dei balocchi vacanziera, assieme alle sue vie acciottolate medioevali. Ci sono stradine storiche dove sembra che un cavaliere  possa sbucare dietro ogni angolo. Gli abitanti accolgono i turisti dando l’impressione quasi di esser confusi nel mostrare la propria città così perfettamente mescolata fra una fresca modernità e l’antichità che rimane ancora affascinante.
Le mura stupende della città fanno da cornice a vicoli perfetti. La grande Moschea di Solimano sorge nel noto quartiere popolare chiamato Chora, ed è di sicuro una delle costruzione più famose ed importanti della città. Bella la fortezza di San Nicola e suggestivo il porto di Mandraki con i suoi deliziosi mulini a vento che si prestano a far da sfondo a degli scatti perfetti.

La cucina greca è buona e variegata. Ottima l’insalata con olive, cetrioli e feta. Ottimo anche il miele prodotto in loco. La ricetta più famosa, a livello internazionale, è la Pita gyros, un piatto composto da strisce di maiale condite con la tradizionale salsa tzatziki, insalata, pomodoro, cipolla e servita con le patatine fritte. Il pane e le focaccette spesso sono aromatizzati con cumino.

Come in altre occasioni abbiamo goduto di questo viaggio assieme ad una compagnia ormai collaudata e perfetta, la mia amica Vaty e la sua famiglia. Insieme alle persone giuste e in linea con il nostro cuore scoprire gli angoli di questo pianeta è ancor più bello! <3

 

INFO PRATICHE

  • la Grecia è un’ora avanti rispetto all’Italia
  • per visitare Rodi occorre un documento di identità valido per l’espatrio, no passaporto.
  • l’assistenza sanitaria è garantita con la nostra tessera sanitaria
  • per raggiungere l’isola occorrono circa 3 ore di volo
  • si riescono ancora a trovar buone tariffe per il volo, occorre monitorare i siti delle compagnie low cost. Noi questa volta siamo partiti dall’aeroporto di Bergamo. Ho verificato che si trovano più facilmente  voli diretti a buon prezzo
  • fuori stagione molte strutture ricettive offrono pacchetti a prezzi davvero stracciati. Si trovano anche offerte all inclusive davvero ottime
  • consiglio di prenotare un’auto subito fuori dall’aeroporto, è il miglior modo per visitare l’isola. Abbiamo optato per Pefkos (mail: info@pefkosmare.com) che hanno ottimi prezzi e garanzia full insurance.
  • il cibo è buono, ottime le olive,  la feta e il mile. Le pietanze non sono troppo speziate. Mi sento di cosigliare di evitare i cubetti di ghiaccio nelle bevande nonostante l’acqua sia potabile per non incorrere in disturbi spiacevoli.
  • visitare Lindos in estate non credo sia impresa facilissima sia per trovar parcheggio che per l’affluenza di turisti nel villaggio, consiglio di farlo in orari strategici. Altro avvertimento importante: l’accesso è davvero difficoltoso per i disabili e per i bimbi in passeggino, inoltre il sito -pur bellissimo- è davvero pericoloso poiché ci sono aperture non protette da barriere, occorre porre molta attenzione.
  • partite e innamoratevi di Rodi!

 

DOLCI

Scole pistoiesi

Avevo già parlato in queste pagine delle scole pistoiesi qui. Ma si trattava di una ricetta di quelle di pane come le chiamo io.  Questa invece è la ricetta delle scole dolci classiche che si trovano un po’ ovunque nel territorio pistoiese e che sono tipiche del periodo quaresimale. Si tratta di panini semidolci con anice e uvetta e  io le amo da sempre. Le collego alla primavera e al ritorno dei colori, sono per me una colazione/merenda positiva.

Questa ricetta non potrà deludervi, è un po’ lungo il procedimento ma ne vale la pena. Iniziate ad impastarle il giorno precedente e il giorno successivo avrete un profumino pazzesco in casa!

Scole pistoiesi

(15/16 pezzi)

per la biga – ore 15,00

farina forte g 120

acqua g 60

lievito di birra fresco g 2

per l’impasto – ore 11,00 giorno successivo

500 g di farina forte  (w330)
4 g di lievito di birra fresco
250 g di acqua tiepida

20 ml di panna fresca

30 ml  di olio di mais

100 g di zucchero semolato
20 g di semi di anice
180 g di uvetta sultanina
2 cucchiai di vin santo

5 g di sale fino

Per lo sciroppo:
80 g di zucchero di canna
50 g di acqua

+ zucchero di canna per guarnire

Procedimento

Il giorno prima alle ore 19 circa  preparate la biga sciogliendo bene il lievito nell’acqua, aggiungendo piano la farina ed impastando. Coprite con la pellicola e lasciate a temperatura ambiente fino alle 15 del giorno seguente.

Il giorno successivo mettete in ammollo l’uvetta. Dopo mezz’ora strizzatela e unite i due cucchiai di vin santo. Procedete con il nuovo impasto: trasferite  la biga nella ciotola della planetaria,  a parte mescolate acqua e lievito e aggiungete pian piano, iniziate a impastare con l’attacco a gancio. Unite adesso a poco a poco la farina, dunque  lo zucchero. Quindi  unite la panna, l’olio a filo ed infine i semi di anice e infine il sale. Impastate fino ad ottenere un impasto compatto, liscio ed uniforme. Aggiungete alla fine l’uvetta,  e amalgamate bene perchè sia ben amalgamata. Coprite l’impasto e lasciatelo lievitare mezz’ora.

Dividetelo in 15/16 pezzi  e procedete alla pirlatura con le mani leggermente unte, dar loro una forma arrotondata.  Allungatele in modo da dar loro la classica forma delle scole, con due punte laterali e mettetele su due teglie coperte da carta forno ben distanziate.

Copritele e fatele lievitare per 2/3 ore.  Prima di infornarle incicidete con un coltellonel senso della lunghezza. Inserite sul fondo del forno una ciotola d’acqua e portatelo a 190 °C. Infornate e cuocetele per 15-20 minuti in modalità ventilato.

Nel frattempo preparate lo sciroppo, mettete sul fuoco acqua e zucchero a fiamma media.

Appena saranno cotte e  uscite dal forno, spennellatele con lo sciroppo e cospargetele con lo zucchero di canna nella parte centrale, lungo il taglio.

 

 

 

 

 

 

PRIMI PIATTI

Tortelloni al sugo

Non mi risulta comprensibile come questa ricetta per me così importante non sia mai finita in queste pagine. O forse lo so. Semplicemente perché si tratta di una ricetta talmente intima e cara che va al di là degli ingredienti e della preparazione, racconta una mia importante fetta di crescita, di nutrimento sano. Racconta di mia nonna Giulia, lei preparava i tortelli  (o tortelloni) per tutti noi di famiglia e ce li recapitava nella zuppiera già conditi con il suo sugo di carne e il tutto legato con un asciughino ben stretto. Per lei era un modo di nutrire e dimostrare affetto, una vicinanza che mi è rimasta nel cuore.

Potrei scrivere un romanzo su questa preparazione, sapete poi quanto io ami scrivere… ma son certa che riuscirò prima o poi, compatibilmente con tutti gli impegni che mi capitano e che faccio capitare, a metter nero su bianco un po’ di cose.

Non divagherò oltre e torno alla ricetta. Per quanto concerne il condimento qui vi riporto il link del sugo di famiglia, quello di mamma e nonna. Una ricetta molto familiare che riconduce ai fornelli della mia cucina e che differisce un po’ dalle ricette consuete di ragù.

Per i tortelloni qua di seguito vi riporto la ricetta, io spiano la sfoglia con la nonna papera, una sola volta ho tirato la pasta a mano, voi procedete come siete abituati. La ricetta a parer mio è perfetta, fatene buon uso.

 

Tortelloni al sugo di carne di nonna Giulia

(ricetta per circa 60 tortelloni ripieni)

sugo di carne

per la sfoglia

600 g di farina

3 uova medie

acqua tiepida q.b.

1 cucchiano di olio

per il ripieno

500 g di ricotta di pecora

130 g di riso

250/300 g di spinaci (o rape) cotti e ben strizzati

2 uova medie

noce moscata q.b.

sale

 

Procedimento

(Inizio preparazione: preparare il sugo 1 o 2 gg precedenti. Il giorno precedente lessare gli spinaci e formare delle palline ben strizzate)

Come step di partenza mettete a scolare la ricotta in un colino. Cuocete il riso in abbondante acqua salata, il riso devrà risultare non troppo cotto.

Sminuzzate bene gli spinaci e amalgameteli alla ricotta, aggiungete una bella grattugiata di noce moscata e sale a sufficienza. Aggiungete dunque il riso cotto e scolato bene e le uova sbattute, mescolate per amalgamare tutto perfettamente, tenete da parte.

Iniziate ad impastare la pasta. Farina a vulcano con le uova, iniziate mescolando con la forchetta, poi olio e poca acqua tiepida alla volta per ottenere una sfoglia omogenea. Fate riposare una mezz’ora e poi fate delle palline che spianerete prima con il matterello e poi passerete con la nonna papera. Prima ricordatevi di passarle a spessore più grande e poi pian piano ripassatele più sottili. Io ho passato a due.Tagliate dunque dei rettangoli di pasta di circa 10×7 cm, mettete centralmente una cucchiaiata di ripieno, ripiegate e schiacciate bene con i rebbi di una forchetta. Disponete i tortelli su un panno pulito e spoleverato di semola.

I tortelloni andranno poi cotti in abbondante acqua salata e bollente, saranno cotti non appena saliranno bene a galla e dopo 2 minuti che riprenderanno a bollire. Scolare bene e condire subito con del buon sugo di carne, ma saranno delicati e ottimi anche con burro e salvia fresca.

 

DOLCI/ TRAVEL

Sicilia, Sant’Agata e biscotti al limone (Lemon Meltaways)

Torno dopo un po’ di tempo, ma conto di farmi perdonare  regalandovi una ricetta di biscotti che adoro e il racconto di un bel fine settimana in terra siciliana. Non sono campanilista, per me la Sicilia è la più bella regione italiana, ogni volta che ci torno rimango stupita della sua infinita bellezza.

L’occasione è stata quella di andare a trovare una compagna di scuola che vive a Catania. Sono partita in compagnia di alcune amiche, compagne di classe delle scuole superiori . Abbiamo mollato banchi e chicchi e siamo partite assieme per tre giorni alla volta di Catania per partecipare alla rinomata festa di Sant’Agata. Si tratta di una festa patronale fra le più sentite al mondo, la conoscete?

La mia amica, Maria Grazia, è una bravissima guida turistica e ci ha ospitato e accompagnato nella visita di Catania, Acitrezza, Ortigia-Siracusa affascinandoci con le sue spiegazione e racconti (qui vi metto il link di Panorama Sicilia che vi consiglio caldamente per scoprire al meglio questi luoghi).  Così, complice un clima benevolo e un cielo stupendo, abbiamo potuto immergerci nei colori, profumi e sapori di questa splendida terra che non offre soltanto meraviglie per lo sguardo ma anche per il palato…

specialità siciliane

mare ad Acitrezza

quando si dice colazione, si dice granita!

La festa di Sant’Agata, patrona di Catania, è una festa patronale tra le più belle al mondo, molto sentita dai catanesi. Sono tre giorni ricchi di culto, devozione, folclore. La festa si apre con la processione per l’offerta della cera a cui sono presenti  cittadini e turisti. Tutto è colore e tradizione e durante questa festa  è molto atteso lo spettacolo pirotecnico dei fuochi, che è davvero suggestivo.

 Un aspetto folcloristico che non può mancare è legato alle tante bancarelle di cibo, carne arrostita e dolci tipici siciliani. Ovunque spuntano bancarelle colme di  leccornie, croccanti e torrone per essere gustati on the road nei momenti di pausa dalla festa; dall’altra i due veri simboli della storia della Santa: leolivette” e le “minnuzze di Sant’Aita” che in questo periodo affollano le bancarelle e le pasticcerie di Catania. Le prime sono piccoli dolcetti a forma di oliva verde in pasta di mandorle ammorbidita da aromi e liquori, sono legate ad un episodio della vita di Agata. Quest’ultima era inseguita e perseguitata dagli uomini di Quinziano  trovò ristoro sotto un ulivo che le regalò i suoi frutti. Le seconde, le minnuzze, sono dolci di forma tonda ricoperti di glassa bianca e farciti con ricotta e aromi, simboleggiano il martirio di Agata perché rappresentano i seni della martire asportati quando lei era prigioniera e ricresciuti per miracolo la mattina dopo. 

Catania è una stupenda città posta ai piedi dell’Etna e  affascina i visitatori per l’opulenza degli edifici barocchi e la vista sul vulcano. Bellissima la maestosa facciata di marmo bianco in stile barocco della cattedrale di Sant’Agata. Costruita in pietra lavica questa città  vanta una storia millenaria caratterizzata da un susseguirsi di svariate culture i cui resti vanno ad arricchirne il patrimonio artistico, architettonico e culturale, inoltre suo centro storico è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità.

Monastero dei Benedettini – Catania

E cosa dire di Ortigia? Si tratta di un autentico gioiello, è la parte più antica di Siracusa, il suo cuore autentico, un insieme di palazzi, templi, chiese, castelli e fontane di una bellezza straordinaria che incantano assieme al suo mare azzurro. 

Non è possibile scrivere della Sicilia senza parlare delle sue prelibatezze. Una su tutte i favolosi cannoli, le minne di Sant’Agata e i suoi agrumi ovunque, frutti meravigliosi…

Al mio rientro ho riportato dei limoni perfetti, colti dall’albero da me, profumatissimi e ricchi di sapore. Ho deciso di usarli per fare dei biscotti friabili che amo, i lemon meltaways, una ricetta di Martha Stewart. Provateli e fatene tanti… sono deliziosi e spariscono in un battibaleno!

Lemon Meltaways

Ingredienti

80 g di burro leggermente fuso
20 g di zucchero a velo
buccia grattugiata di un limone bio (il mio siciliano!)
1 cucchiaio di succo di limone 
120 g di farina
un cucchiaio di amido di mais
la punta di un cucchiaino di sale
 
zucchero a velo, per la copertura
 

Sbattere con le fruste elettriche, il burro a pezzetti con lo zucchero a velo finchè sarà gonfio e chiaro.
Aggiungere la buccia di limone, il succo e il sale. Mescolare la farina con l’amido. Unire dunque con le fruste a bassa velocità solo finchè il tutto è ben amalgamato. L’impasto sarà piuttosto morbido.
Formare un rotolo  e adagiarlo su carta forno, dunque chiuderlo a salame e metterlo in frigo a riposare  per tre ore. A questo punto tagliare i biscotti di circa un cm di spessore (non lasciare i biscotti tagliati a temperatura ambiente a lungo, semmai riponeteli nuovamente in frigo).Cuocerli in forno caldo a  180 gradi per circa 12 minuti. Dovranno risultare chiari e diventare leggermente dorati sui bordi.
Sfornarli e tenerli per 5 minuti a temperatura ambiente, quindi rotolarli ancora tiepidi nello zucchero a velo. 

 

E adesso, cosa posso aggiungere a questo mio post? Che sono grata di queste giornate. Che ogni luogo e anche la bella Sicilia è ancor più bella se visitata con le persone giuste. Che i legami restano se autentici, se radicati, così come l’affetto. Che queste giornate faranno parte di bei ricordi da custodire e tirar fuori dalla tasca per una risata o un sapore che ricorda questo viaggio. E qui un paio di scatti con le pazze che hanno partecipato a questa avventura fatta di quelle cose buone che non sono mai scontate…

( p.s. lo so, siamo delle ragazze fighe…! 😉  )